Eccoci ad un nuovo appuntamento con la rubrica preferita dai peggiori bar di Caracas. E, come al solito, scritta in prima persona perché in Venezuela si usa così. E questa cosa mi porta spesso a confondermi, infatti nel precedente episodio ho scritto per sbaglio Mattia invece che Piero. Non ho proprio idea di come sia potuto accadere.
Quando diventerò il legittimo Re d'Inghilterra ho un piano ben preciso: innanzitutto trasformare l’Irlanda in una gigantesca isola/prigione, tipo 1997 fuga da New York, dove spedirò la grandissima fetta di popolazione che mi sta sui coglioni.
Una particolare sezione, però, sarà dedicata a una fetta che particolarmente mi sta a cuore: i vegetariani.
La maggior parte di loro basano le loro scelte su un “amo gli animali”, e sto parlando di tutte quelle persone che ammorbano i social network con foto di gattinichedormonoviciniacagnolinichetenerièquestalaveraamiciziasenzaconfini.
Le stesse persone che mettono un pesce rosso in una boccia ignorando il fatto che il vetro sferoidale rifletterà la luce in maniera dannosa apportando al pesciolino danni seri alla vista, e costringendolo a nuotare in tondo in maniera innaturale e ripetitiva. Ma a loro che importa, il pesciolino è tanto carino e non si lamenta. È muto.
Sono gli stessi, per intenderci, che sbandierano “GLI ANIMALI PROVANO SOFFERENZA! PROPRIO COME NOI!”.
Beh, benvenuti nel ventunesimo secolo, dove da parecchio hanno scoperto che anche le piante provano sofferenza quando vengono recise o raccolte.
Ma, nella maggior parte dei casi, la parte davvero divertente è un’altra: quando gli si chiede se le loro tesi abbiano un fondamento scientifico, loro ti sciorinano una serie di listoni di studi X fatti in università Y, la maggior parte di queste con nomi americani.
La cosa buffa è che, andando a ricercare nello specifico, sono tutti articoli molto vaghi che GUARDACASO non citano le fonti.
Comunque. Passiamo a Pollo’s.
Un bel giorno me ne sto a preparare panini nella sezione del ristorante a questo adibita. Sezione che può diventare dannatamente rovente e impegnativa se gli ordini sono tanti.
Ma a me non importava, che la giornata stava andando liscia e l'affluenza di clienti era assolutamente sostenibile.
Ma ecco, dalla piazza fuori, mi giungono gaie risa e rumor di pargoli, un vociare che aveva il sapore di Pascoli e di girasuceppiaccesilospiedoscoppiettando.
Entrano, con sottofondo di coro da esercito elfico da Signore degli Anelli, una trentina di bambini in divisa capitanati da un maestro con la faccia vispa e furba delle donnole.
Io già sento puzza di bruciato, che il maestrino ha i capelli rossi, segno distintivo delle persone scelte da Satana per portare scompiglio, caos e anarchia nel mondo.
Lo schifoso si avvicina alla cassa con il sorriso languido dei traditori e bisbiglia al cassiere: “I ragazzi sono vegetariani, preparate i vostri Burger a base di soia.”
Nello stesso momento, in Città del Vaticano, Sua Santità ha un mancamento. Riferirà successivamente alla stampa che aveva avvertito un'empia voce nell'aria proferire bestemmie innominabili.
I piccoli studenti, affamati di cibo etico, già mi guardano con il sorriso distorto dei demoni. Io inizio, in una silenziosa battaglia di sguardi, a lanciare orrendi anatemi sulla loro crescita e sulla loro salute.
Loro si siedono, felici, che la pappa arrivava a breve. Pappa etica. Pappa per la quale nessun animale è stato toccato.
Lo schifoso maestrino continua a ordinare burger vegetariani su burger vegetariani, cibo solidale su cibo solidale e, proprio mentre il cassiere inserisce l’ordine attraverso il sistema, l'odioso roscio mi lancia un ultimo sguardo pregno di feroce follia.
Ecco odo un rombo di tuono, e il cielo si fa nero come sacco di crine, e l’ordine riempie lo schermo come immondo fango. Presto realizzo, per la prima volta nella mia carriera, che lo spazio non mi basta neanche per cuocere tutti i burger. E il mio grill è un metro e venti per settanta centimetri.
In visione mi appare il Maestro.
“MAAEEESSSSSSTROOO”, piango io con la stessa voce di Gollum quando, torturato, urla “Conteaaaa.... Bagginsss!”.
“Piero mantieni la calma. Affronta ordine dopo ordine, lascia che gli assalti si infrangano su di te come onde. Devia il nemico, pensa all’acqua!”
“Maestro, con tutto il rispetto”, faccio io con il volto ustionato dall’olio che schizzava dal grill, “acqua un par di palle. Qua ci lascio le penne!”
“Non dire così, mio allievo. Resisti. Pazienza, Umiltà e Rispetto. Ordine dopo ordine.”
“Ma Maestro! Io ’sti vegetariani voglio solo vederli ardere! Voglio che soffrano come soffrono le aragoste bollite vive!”
“Non dire così Piero. Sono esseri umani anche loro. Hanno un ideale e fanno di tutto per supportarlo.”
“Mi perdoni Maestro, ma se ’sti cazzoni vogliono che al mondo non ci siano più persone che ammazzano animali, perché vengono a dare i loro soldi a una catena come Pollo’s, che uccide più di centomila polli AL GIORNO?”
Il Maestro rimane in silenzio, pensandoci su. Poi: “Ora ti saluto, Piero, che ho un impegno molto urgente. La fiera degli ornitologi a Venezia, sai.”
“Aspetti Maestro! Non mi ha risposto! Perché lo fanno? PERCHÉ???”
Ma è troppo tardi, il Maestro sparisce in una nuvola di fumo e mi lascia lì da solo, in un’ordalia di olio, calore e bestemmie.
Ora i miei affezionati lettori si chiederanno: E quella sezione speciale della prigione isola? Che succederà ai vegetariani reclusi?
La sezione vegetariana del carcere altro non sarà che una enorme, disumanizzante distesa di cemento. I vegetariani al pascolo, nudi. Se non vogliono morire, che si mangino fra loro.
Fra parentesi, ecco cosa era affisso oggi sulla metropolitana:
Provate vegano? PROVATE VEGANO??? Non c'è più religione, signora mia.
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