mercoledì 27 agosto 2014

PIERO DA POLLO'S # 19: GLUP GLUP GLUP



Benvenuti ad una nuova, eccitante puntata della rubrica che ha rivoluzionato il modo di guardare al cibo e alla ristorazione.
Siete pronti a farvi trasportare dalle indimenticabili avventure di Piero, giovane rampante alla scalata dei vertici di Pollo's, nota catena inventata di pollo alla griglia?
Siete pronti a giurare che mai e poi mai Piero è in realtà Mattia Ammirati? Siete pronti alla prima persona? Siete pronti a essere pronti?

La puntata di oggi si svolge nell'oscura epoca medievale di quando lavoravo come Griller. Un'ordalia di dolore, sudore e morte. Un inferno in cui i deboli soccombevano alla fatica e agli stenti, in cui i morti sul lavoro venivano sotterrati nelle segrete di Pollo's, scomparendo per sempre.

Me ne sto bello bello a chiudere la mia sezione pulendo tutto e compiacendomi dell'acciaio scintillante.
Questa sera, ormai forte dell'esperienza, riesco a chiudere tutto in tempo seguendo tutti gli standard igienici e, molto probabilmente, riuscirò a prendere l'ultima metro.
E qui va detto: come cazzo è possibile che la New York d'Europa, una città con una vita notturna impressionante, non ha un servizio della metropolitana fruibile 24 ore su 24?
O almeno fino a tardi, che ne so, fino alle tre di notte?
Spendessero meno soldi in the e più in metropolitana, 'sti anglofoni di merda.

Comunque.

Controllo tutte le date sugli alimenti, lucido bene la superficie del grill, saluto i camerieri che se ne stanno andando.
Lancio uno sguardo complice al mio collega che, sorridendo, si incammina verso la stanza dello staff.
Poi lo sento. E tremo.

*glup-glup-glup-glup*

Nulla di buono, in un posto come Pollo's, può venir fuori da un rumore del genere.
Controlliamo i rubinetti, le macchine della cucina, i tubi.

Poi tendo l'orecchio per capire meglio da dove viene quello strano rumore.

*Glup-glup-glup-glup*

Dai grill. Il rumore viene dai grill.

Io e il mio collega ci fiondiamo verso la cucina e già le lacrime affollano i nostri occhi. Il mio cervello, già inconsciamente certo del fatto che mai è poi mai sarò capace di prendere l'ultimo treno, mi proietta l'immagine dell'ultima metropolitana che si allontana. Ma il treno in questione è come il Casimiro di Dumbo, con l'unica differenza che invece di una faccia pacioccona e amichevole il Casimiro della morte ha il ghigno perverso di Pennywise su IT.

Raggiungiamo la cucina. La friggitrice industriale ha riversato il suo contenuto sul pavimento.

Trenta litri di olio di colza. TRENTA LITRI.

Se volete far passare l'inferno ad un vostro nemico, fidatevi, versategli trenta litri di olio di colza nel salotto. E mettete una camera nascosta per registrare la reazione e la mole di lavoro che ne seguirà.


La mia prima reazione alla cosa fu più o meno questa:


Un sereno stare, contemplando l'immensità del tempo e dello spazio. Un romantico, decadente fissare il vuoto. Un quieto gustarsi la catarsi del pianto.









Ore. 









Ore di lavoro e di sudore. E bestemmie, e fatica, e sgrassatori, e agenti chimici, e pianti.

Ore di angoscia alla Rimbaud. Ore di spleen.

Tornai a casa e mi disinfettai con del napalm. Mi infilai nel letto maledicendo gli dei ad alta voce, con il pugno verso le nubi.

*Effetti sonori di tuoni in lontananza* 

Nessun commento:

Posta un commento