martedì 30 settembre 2014

SPAVENTI IMPORTANTI # 16: IL CIMITERO



Benvenuti ad una nuova puntata della rubrica dedicata allo schizzetto di pipì nelle mutande. Siete freschi? Siete pronti? Per questo particolare evento dobbiamo prendere nuovamente la macchina del tempo e tornare indietro. Molto indietro.

Tipo quando avevo cinque anni.

In quei tempi beati abitavo ancora a Colliano con i miei, passando pomeriggi a disegnare e a bazzicare in giro con altri piccoli gratta di paese meridionale come me.
Piccoli scugnizzi randagi, assetati di avventure e di prospettive.
Queste piccole bande di paese erano formate da una mezza dozzina di individui e, come in ogni banda che si rispetti, erano presenti tutta una serie di rituali e prove a cui i nuovi aspiranti Al Capone dovevano sottoporsi per guadagnarsi il posto.

La più comune era la prova di paura. Quella volta a me toccò il cimitero.

Ci ritroviamo nottetempo davanti ai cancelli io e (se ricordo bene) Giuvann, Nicola "scescla", mio cugino Michele (credo) e un altro Michele, nome in codice "scapzzon", termine collianese per identificare una persona dedita ad attività spericolate.

L'aria è fredda e io mi cago addosso al solo pensiero di una lapide.
I miei adorabili compagni di avventura mi dicono "vai avanti, noi ti stiamo dietro".
Io, che ancora mi fidavo degli esseri umani, annuisco, deglutisco e mi addentro fra le tombe silenziose.
I fiori secchi sul pavimento scricchiolano sotto le mie scarpette facendomi sobbalzare.
La luna, su in cielo, sembra un immenso occhio.
In lontananza vedo brillare la tomba di mio nonno.
Posso sentire il mio cuore battere sempre più forte. Temo di avere un infarto da un momento all'altro.
Il mio cervello, conscio della situazione, fa partire un bel dialogo tra lui e me stesso:

- oh mattí...
- che?
- ma lo senti il tuo cuore?
- si lo sento. Forse crepo.
- ma scusa non stavi con quattro amici? Che è tutto sto silenzio?
- ah cervé lo sai vero che io ora mi girò lentamente e, se non ci sta nessuno,  te saluto core, ognuno per la sua strada?
- in che senso?
- nel senso che ciao ciao parte razionale?
- aspé mattí non fa cazzate!

Troppo tardi, mi giro.





E mi rendo conto di essere solo, di notte, in un cazzo di cimitero.

La prima, naturale reazione che ho è quella di strabuzzare gli occhi, socchiudere la bocca e rimanere fermo ed immobile.
Il luogo è silente. Qualcosa scricchiola su delle foglie.
Forse un topo.

Forse qualcos'altro.

Provo a chiedere ai ragazzi dove essi siano finiti ma, aprendo la bocca, non emette nessun suono.
Qualcosa nel mio cervello scatta e io mi lancio in una folle corsa verso cassa, piangendo lacrime di terrore.
All'altezza del campetto di calcio ho raggiunto la velocità di un cavallo adulto e ho 38 di febbre.
Sfondo la porta di casa di nonna rompendo il muro del suono e spaccando i vetri delle finestre.

Ho 40 di febbre e sono bianco come un cencio.

La banda non mi prese.

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