lunedì 11 agosto 2014

MATTIA VS FOOD # 10: ATTACCO POLACCO



La rubrica degli incidenti dovuti all'alimentazione celebra il suo decimo anniversario con una puntata che potremmo definire est europea.
Capita infatti spessissimo che, dopo una giornata di duro lavoro, io e Kalinowski (il mio coinquilino polacco che molti avranno già avuto il piacere di conoscere sull'ultima puntata di recensioni senza matita) ci ritroviamo abbandonati sul divano, senza nemmeno la forza di sbattere gli occhi.
9 volte su 10 decidiamo di ordinare uno dei numerosi e pericolosissimi take away che la capitale del Regno Unito ha da offrire.
Questa volta, però, siamo nel panico. Abbiamo provato di tutto. Cinese. Sushi. Vietnamita. Turco. Pizza (Iddio mi perdoni per chiamarla tale).

Il panico.

Arriva prontamente in nostro soccorso Mastro Franco, il padre della mia ragazza. Egli, cuoco provetto e grande mangiatore, è instancabilmente alla ricerca di ristoranti in giro per il mondo.
Informa quindi la figlia tramite Skype che, nei pressi di Turnpike Lane (un paio di km da casa nostra), esiste un ristorante Polacco che fa take away gratis.
Kalinowski si eccita e i suoi occhi si spalancano e brillano, inizia ad agitare le braccia in aria e il culo in faccia ai presenti.
Dopo averlo sedato con un fucile da guardiani di zoo, gli facciamo chiamare il ristorante.
La prima cosa che ci da immediatamente prova dell'autenticità del locale è il fatto che al telefono rispondono subito in polacco. Frega un cazzo a loro che sono in Inghilterra.
Segue un lungo dialogo nella strana lingua indigena piena di "sch" e "sc", che pare la lingua dei serpenti su Harry Potter.
Il tipo delle delivery arriva dopo un'oretta a cavallo di un anaconda e sull'uscio della porta assistiamo ad un breve discorso nella lingua dei serpenti fra lui e Kalinowski. Un discorso pieno di “tak”, che a quanto pare significa tipo “si”.

La quantità di cibo che ho acquistato per sei pound e novanta è incredibile. Prima di tutto una fettina di maiale panata delle dimensioni dell'Emilia Romagna. Segue foto per zittire gli scettici:



Tanto per dire, insomma.

A seguire patate con erba cipolline (tre palle da biliardo) e una vasca di quella che mi piace definire la Felicità: una specie di crauti con carota. Insalata di cavolo marrone, così è scritto sul menù.
Posso mangiarne a quintali di quella merda. Kalinowski non riesce a finire la sua, la ripone nel frigo.
Io sono accecato dalla libido. Sudo e rido. Aspetto che se ne vada in camera e gliela rubo dal frigo.
Ebbro di cibo e birra polacca me ne vado a dormire. Felice. Ladro invincibile e sazio di vita.

Poi, alle quatto di notte, mi sveglio.

Io non ho mai problemi a digerire, sia chiaro a tutti. Mai. Posso mangiarmi un bue con le corna e gli zoccoli. Posso mangiare sabbia e cagar cemento. Posso deglutire una panna cotta senza masticare o muovere la bocca.

Ma mi sveglio. La bocca è secca come la sabbia di una spiaggia a Dubai.
Vago senso di malessere e disagio esistenziale.
Inizio a farmi una valanga di domande sull'effettiva utilità della mia esistenza, sul destino, sulla vita e sulla morte.
Intanto, nel mio stomaco, sta avvenendo una versione alternativa della Seconda Guerra Mondiale. Un “what if” devastante, testi di Garth Ennis. Nel mio stomaco la Polonia non viene invasa dalla Germania. Nel mio stomaco la Polonia agisce di contropiede e, cogliendo tutti di sorpresa, conquista il cazzo di pianeta.
Con furore e rabbia.
Con ninja. E dinosauri. E zombie.

E dinosauri zombie cavalcati da ninja. Ninja con il volto di Woody Harrelson.

Mille visioni simultanee colpiscono le pareti del mio cervello, rimbalzando e risucchiandosi a vicenda.
Trovo la forza di alzarmi e mi bevo una bottiglia da un litro e mezzo senza prender fiato.

Brancolo verso il letto, sudando. Tocco le coperte roventi con due dita.

E cado, come corpo morto cade.

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