martedì 12 agosto 2014

ECCOTI QUA, PETER!

Oggi, ve lo giuro, la giornata era iniziata alla grande.
Mi sono svegliato presto, ho fatto attività fisica, ho guardato fuori della finestra e un bel sole riscaldava Londra.

Ho fatto colazione con muesli e frutta e, compiaciuto dalla mia efficienza, ho preparato lo zaino per la partenza: io e Principesca, infatti, ce ne andiamo tre giorni all'Isola di Wight.
Sarà una gran figata, il posto sembra essere bellissimo e il meteo non minaccia più l'uragano Bertha.


Come vedete dalla foto, ho tutto l'essenziale per una vacanza devastante.

Mi appresto quindi, mentre bevo il caffè, a controllare i social quando il pugno arriva. Fortissimo. In faccia.

ROBIN WILLIAMS. 
MORTO.

Attimi di sconforto generale e potente nube di pessimismo cosmico che si raggruma sopra la mia casa. Male di vivere. Tristezza.

Robin Williams si porta via con se una fetta di storia del cinema e una valanga di persone e fan che gli hanno voluto bene. Ma bene sincero.

Per me Robin era anche altro. E quest'altro spiega anche il perché Robin era l'unico, possibile Peter Pan in Hook.


IL SORRISO

Robin aveva il sorriso migliore di sempre. Era portatore sano di luce.

Mi spiego meglio.

Alcune persone, come il terrificante Charles Manson, sono portatori di luce. Ma luce cattiva, una luce che fa male e che trasforma luce buona in tenebra. Luce rossa. 
Luce nera.

Per Robin era l'opposto.
La luce della sua grandezza, incontenibile, incandescente, la si poteva veder sprizzare fuori dagli occhi.

Dal sorriso.

Un attore immenso, una bravura che ha fatto sentire inorgoglito lo spettatore.
Una benedizione per il cinema.

Questa non me la dovevi fare, Robin. Che cazzo.
Se per me ed Edino la visione di Hook dovrebbe essere un obbligo scolastico, gran parte è merito tuo.






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