sabato 9 agosto 2014

PIERO DA POLLO'S # 18



Benvenuti alla puntata della rubrica consigliata agli sportivi, che la carne bianca fa bene alla linea.
Oltre al sottolineare quanto la carne di pollo sia sana, ricordiamo anche che per quanto la somiglianza rasenti l'incredibile io non sono Piero, la catena di Pollo's non esiste e non esiste nessuna catena molto simile in Inghilterra. Anche la prima persona è stata scelta per motivi del tutto casuali.
Siete pronti ad una nuova, incredibile avventura di Piero?

Beh me ne sto bello sciallo appollaiato ad una cassa. È un afoso, inaspettato pomeriggio inglese. Il caldo ha colpito Londra come un pugno chiuso e gli inglesi, scioccati da un sole dapprima visto solo in fotografia, se ne stanno agli angoli delle strade o all'ombra degli alberi, boccheggiando. Molti di loro, semplicemente, muoiono sul ciglio della strada schiumando come lumache a cui è stato versato sopra del sale.

L'aria condizionata, all'interno del ristorante, è rotta.
Questo significa che il locale è un gigantesco forno pieno di gente accalcata. Io sto sudando talmente tanto che sento le mie palle galleggiare.
Ad un certo punto entra una signora. Molto bassa, capelli corti, occhiali con la cordicella.
Senza aspettare alla porta si siede da sola ad un tavolo. Io, come accade sempre con i figli di puttana che entrano e si comportano come se fossero a casa loro, la ignoro.
Un cinque minuti dopo lei sventola la mano all'aria.
Mi avvicino con l'espressione piatta tipica che assumo quando parlo ai clienti che non meritano nessun tipo di rispetto.
“Mi porta un menù? Aspetto degli amici e poi ordino”
“Tenga”, faccio io allungandole il menù, e maledico la lingua inglese per non permettermi di dare del tu dispregiativo alla gente.
Difatti avrei voluto dirle : “Toh, tieni. Ti do un menù anche se non meriti manco l'aria che respiri, rifiuto”.
Lei si fa spiegare ogni singolo piatto per filo e per segno, facendo numerose domande sulla catena di Pollo's.
Alla fine opta per uno dei panini vegetariani con contorno di patatine.
Sette minuti dopo il panino è pronto e io, felice al pensiero che presto l'inutile femmina se ne sarebbe andata, le porto il piatto al tavolo.
Lei guarda il panino come se fosse una testa umana mozzata.
“Che cos'è questo?”
“Il panino che ha ordinato, signora. Vede?”, faccio io indicandole il piatto con il dito, “Panino vegetariano con patatine.”
Lei mi guarda negli occhi. Il suo sguardo è un misto di paura e apprensione.
“Dove siamo? Che posto è questo?”

Ecco. Roteo gli occhi stupendomi ancora di come Pollo's attragga i casi umani più disperati.
Appare il maestro.
“Che è quella faccia, Piero?”
“Maestro ma lo vede che tutte a me capitano?”
“Non essere sciocco, Piero. La poverina avrà avuto un colpo di caldo. Aiutala.”

Io faccio un gran respiro mentre il Maestro scompare lentamente in una nube di umiltà.

“Signora siamo da Pollo's”, le dico indicando il nome della compagnia in bella vista dappertutto sul menù in cui ha spulciato fino a poco prima.
Lei appare confusa. Colpita. Disorientata.
“Non avevo capito di essere da Pollo's. Non dovrei essere qui!”




Io vengo attanagliato dal profondo disagio che si prova quando si ha a che fare con i pazzi.
“Signora va tutto bene?”
“Non dovrei essere qui. Dove sono i miei amici?” Dice lei e in un ultimo, disperato colpo di reni incalza la porta fuggendo dal locale.

Fa tre o quattro metri, si guarda in torno con fare scenico e poi sparisce tra la folla del centro commerciale.

Io rimango in piedi insieme al panino e alle patatine.
E allo sconforto. Un profondo, immenso sconforto.

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