venerdì 20 giugno 2014

PIERO DA POLLO'S #15: IL LADRO D'ORIENTE



Benvenuti alla quindicesima puntata della rubrica più amata dai polli. Ricordiamo al grande pubblico che io non sono Piero e che scrivo tutto in prima persona semplicemente perché me l’ha detto Gesù Bambino.

Me ne sto appoggiato svogliatamente alle casse, completamente immerso in una delle attività più interessanti che si possono fare in un luogo come Pollo's: osservare la clientela.
Fortunatamente oggi in particolare orde di studenti cinesi si sono riversate nel ristorante e gli asiatici sono sempre stati grande fonte di comportamenti bizzarri e, spesso, socialmente inaccettabili.
Tipo la disgustosa abitudine di sputare le ossa sul tavolo. Non in un fazzoletto, non in un piatto. Sul tavolo.
Una volta, esasperato dalla cosa, offrii ad una famiglia appena entrata un piattino vuoto, indicandolo e dicendogli: “È per le ossa”.
Loro, come al solito, sorrisero annuendo, con la bocca semiaperta e gli occhi sgranati da turista.
Quarantacinque minuti dopo sul loro tavolo giaceva il suddetto piattino. Inutilizzato. Tutt'attorno trionfava un cimitero di ossa di pollo e saliva asiatica.

Io raccolsi tutto con i guanti di lattice e, mentre lo facevo, mi immaginavo la famiglia legata ad un tronco d’albero, a fare da cibo per corvi, taccole e altri volatili aggressivi.

Oggi invece posso godermi lo spettacolo dei giovani. Tutti impegnati a scrivere sui loro telefonini/tablet, in religioso silenzio. Un tavolo di sette amici che non si scambia una parola. Manco in un film di Lynch.

Comunque.

Alla fine del pasto i nostri si alzano dalle sedie senza mai smettere di usare i loro marchingegni tecnologici. Sul tavolo, tra tovaglioli pregni di saliva, migliaia di ossa di pollo. I piatti invece, sono stati religiosamente accatastati uno sull’altro, con tutte le posate raccolte su quello in cima.
Io mormoro orribili cose contro la Cina e i suoi abitanti, le pareti tremano e a Pechino diciotto anziani cinesi muoiono per un potentissimo fischio nelle orecchie.

Due dei giovani studenti vanno in bagno. Quando tornano dalla loro pisciata si dirigono, riuniti con il branco, verso l’uscita.
Se non fosse che noto un piccolo particolare: uno di loro ha in mano una bottiglia di vino.
Del vino che serviamo a Pollo’s.
Mi sporgo dalle casse e, sorridendo, chiedo:
“L’hai pagata quella?”
Lui si gira con la faccia terrorizzata del topo sorpreso a rubare.
“Eh. No.”
“Quindi la stai rubando, si?”
“Eh. No. Credevo fosse da portar via. Tipo take away.”
“Il take away si paga, amico mio. Quella l’hai presa dallo scaffale vicino ai bagni.”
“Si.”
“Che era chiuso, immagino”
“No. No. Socchiuso.”
“AH BEH. QUESTO CAMBIA TUTTO. La dai a me, per cortesia?”
Lui ha lo sguardo pieno di vergogna. Mi lascia la bottiglia e si allontana mestamente, ben sapendo che la famiglia, una volta saputo dell’infame gesto, lo costringerà a togliersi la vita.




Io lo guardo allontanarsi. Sul mio volto, un'espressione schifata.
Appare il Maestro.
“Piero!”
“Si, Maestro?”
“Che è quella faccia? Lascialo stare, poverino. Magari è uno studente senza un soldo che voleva farsi un bicchiere di vino.”
“Mi perdoni l’insolenza Maestro, ma... Uno studente senza un soldo con un iPhone 5S?”
Il Maestro socchiude gli occhi e, lentamente, svanisce in una nuvola di maestritudine.
Io rimango solo insieme al mio sdegno, ad una bottiglia di vino e ad una valanga di ossa di pollo.

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