mercoledì 18 giugno 2014

SPAVENTI IMPORTANTI # 10: ZOMBIE



E anche Spaventi Importanti festeggia la sua decima  
puntata, e lo fa raccontando gli spaventi peggiori: quelli di quando si è piccoli. La mente ancora avvolta da quell’innocente candore che ti fa credere fondamentalmente ad ogni cosa.
Per intenderci, se un bambino sente un rumore in un corridoio buio, pensa davvero che potrebbe esserci, ad attenderlo nelle tenebre, un mostro. O un velociraptor. O Platinette.

O Platinette a cavallo di un velociraptor.

Ebbene questa vicenda riguarda proprio questo: rumori in un corridoio.
Dovete spere che mio zio gestisce una tenuta gigantesca e meravigliosa, arroccata su delle colline vicino Perugia. Praticamente un borgo.
Provai una volta a contare tutte le stanze della casa, ma mi stufai in fretta.
Insomma io, Jacopo (il figlio di mio zio) e Pietro (altro mio cugino) ce ne stavamo a dormire soli in una delle innumerevoli stanze da letto situate nella torre della casa.
Eravamo, bisogna dirlo, reduci dalla visione de Il Silenzio degli Innocenti, indimenticabile film in cui un immenso Anthony Hopkins insegna al mondo come per spaventare si può anche solo sorridere.
Ci infiliamo sotto le coperte dell’enorme letto matrimoniale e io, crudele cugino maggiore, mi giro dall’altra parte fingendo di voler dormire.
Inizio quindi ad emettere grugniti da zombie, quasi impercettibili.
Jacopo e Pietro, essendo ancora più piccoli di me, iniziano ad impanicarsi.
“Che era quello?”
“Lo hai sentito?”
“Ho paura, accendi le luci!”

Io ghigno nel buio. “Ah, sciocchi fanciulli, a creder a mostri, killer e altre sciocchezze atte a spaventar ragazzette!”, penso fra me e me con fare superiore e illuminista.
Dopo la terza ondata di rumori terrificanti decido di palesarmi, ricevendo una valanga di insulti dai miei cugini.
Mi faccio due risate, porgo le mie scuse e andiamo tutti a nanna.

Quand’ecco, dopo circa dieci minuti, una porta che scricchiola. Passi strascicati sulle fredde scale di pietra. Grugniti e lamenti da morto vivente.
I miei cugini iniziano ad offendermi, a dirmi di smetterla, che sono un coglione.
Poi io mi giro verso di loro, bianco in volto. Le mie labbra serrate.
Ci guardiamo tutti in faccia, terrorizzati, mentre quei lamenti tetri riempiono l’aria.
Nel corridoio appare una figura. È controluce, vediamo solo una sagoma nera.





L’uomo strascica una gamba e si dirige verso di noi, alzando le braccia. Geme sempre più forte.
Io cerco di uccidermi trattenendo il respiro, ma non ci riesco.
I miei cugini sono muti dalla paura.
Con un balzo l’uomo misterioso salta sul letto: è quel mentecatto, misogino sociopatico di mio zio.
Inizia a fare discorsi tipo “ah che bello dormire insieme fra amici” e “sapete, alla mia età, mi ricordo...”
Noi siamo immobili, i nostri piccoli cuori che esplodono nei nostri petti. Zio è troppo pazzo per non accorgersene, e continua a parlare quando invece dovrebbe iniettarci dello Xanax endovena.

Non gliel’abbiamo mai perdonata.
Ma avremo la nostra vendetta, vero cugini?

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