giovedì 22 maggio 2014

PIERO DA POLLO'S # 13



Benvenuti, cari fedeli, alla rubrica particolarmente indicata per chi fa palestra, che la carne di pollo contiene poco grasso.
Ricordiamo a tutti che Piero non sono io, e che scrivo in prima persona perché fa molto immedesimazione nel personaggio, e tutte quelle cazzate li.

Proseguiamo.

Nei foschi, tetri tempi in cui si svolgeva l’episodio che mi appresto a raccontare io mi occupavo ancora dell’addestramento dei nuovi arrivati. Un nuovo ragazzo, dall’aspetto simile a uno strano uccello palustre, si presenta alla porta.
Vuole un lavoro.
I manager gli fanno un bel riassuntone del perché lavorare da Pollo’s è la cosa migliore dell’universo e lo spediscono da me.
Io lo guardo in faccia. Sorride.
Povero sciocco, sorride.
Mi avvicino al suo orecchio e bisbiglio: “Preparati all’inferno.”
Lui fa una risata nervosa, firma le carte che deve firmare prima del turno di prova e mi segue negli spaventosi sotterranei di Pollo’s.

Lo porto nel rituale giro d’iniziazione del ristorante. Locazione del kit di pronto soccorso, uscite di emergenza, stanza dello staff, ufficio, frigo.
Arriviamo quindi alla stanza freezer. Io, sicuro, lo invito ad entrare, e gli mostro tutto il ben di Dio che teniamo congelato in quella stanza delle meraviglie: patatine, patate schiacciate, gelati, tartine alla crema.
Lui sorride e guarda di lato, con la testa oscillante tipica degli uccelli.
Quand’ecco la porta dietro di noi si chiude con un freddo CLAC e un sibilo riempie l’aria. La pompa sta risucchiando l’aria fuori dalla stanza.
Lui mi guarda e noto subito che è diventato dello stesso colore del latte pastorizzato.
“La porta si apre dall’interno, vero?”
“Certo”, gli faccio io indicando la manopola di sicurezza, “vedi questa? Basta premerla, così.”

Premo, ma la porta rimane chiusa. Premo di nuovo spingendo con tutte le mie forze.
Lo guardo negli occhi, ormai delle dimensioni di due palle da tennis. E lo sento arrivare, insieme al sibilo nell’aria:

IL TERRORE

Lui è immobile, terrorizzato, la bocca semiaperta.
“Che cazzo, amico.”, mi fa.
Io mi rendo conto che in quel momento sono in una cella freezer sigillata, a diciannove gradi sotto lo zero e con uno sconosciuto spaventato insieme a me.
Entrambi con la consapevolezza che, dentro un cazzo di freezer, duriamo una mezz’oretta prima di crepare assiderati.



“Cazzo, si apre, vero?”, dice il poveretto, con gli occhi lucidi.
Io mi avvicino lentamente alla manopola. Allungo la mano ben sapendo che, se non si fosse aperta, mi sarei ucciso all’istante. Col cazzo che crepo di freddo. 
La manopola rotonda d’emergenza scricchiola mentre la premo con lentezza esasperante.
La porta fa CLAC, si apre e noi ci precipitiamo fuori.
Chiedo immediatamente spiegazioni ad un manager e lui, candidamente, mi spiega che è normale che la porta non si apre subito.
È per via del risucchio d’aria della pompa.

Ovvio.

Non potevi dirmelo prima, dolce manager? Non potevi risparmiare a me e ad un povero Cristo la perdita di sei anni di vita?
Non fidatevi mai dei manager. MAI.

1 commento:

  1. Questa mi ha fatto ridere come una pazza! mai fidarsi dei managers di Pollo ' s ...;)

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