martedì 27 maggio 2014

GAME OVER # 7: I BRUTI



Dead Island è uno dei migliori videogiochi di zombie mai creati. L’esperienza ludica è ciò di più vicino ad una reale apocalisse zombie che riesco ad immaginare.
Per quanto titoli come “Dead Rising” o uno dei “Left 4 Dead” siano senz’altro più divertenti e con un gameplay frenetico e adrenalinico, un qualsiasi zombie fan sa bene che la realtà non è quella.
La realtà è che, in una ipotetica apocalisse zombie, tu i morti viventi cerchi di evitarli il più possibile. Puoi combatterli, certo, ma già vedertela contro due di loro è una sfida. Tre iniziano ad essere troppi. Quattro vuol dire che sei nella merda.
E questo senso di precarietà, di paura, di “meglio sgattaiolare alle spalle che affrontare quei tre”, è magistralmente riassunto nell’opera di casa Techland.
A partire dalle armi ridicole con cui il giocatore è costretto a difendersi all’inizio del gioco, fino ai pochi proiettili reperibili quando si raggiungono, finalmente, le armi da fuoco. Tutto è tassello di un messaggio più grande: questo non è uno sparatutto.
Scordatevi le grandi mattanze di Left 4 Dead, quelle orde di zombie che corrono in ogni dove come formiche impazzite, pronte ad essere falciate da una katana o, grasse risate,  da una chitarra elettrica.
In Dead Island ci siete voi, la paura, gli zombie e una chiave inglese. O un remo. O un manico di scopa spezzato.

Fate un po voi.

Inutile quindi spiegarvi come fui felice quando, all’epoca, trovai una mannaia all’interno del gioco.
L’avevo potenziata il più possibile e la curavo di continuo (nel gioco la cura delle armi è essenziale se non volete che vi si spezzino LETTERALMENTE in mano).
Mi sentivo uno spaccaculi.

Il gioco, ovviamente, ci delizia con zombie di diversa natura: da quelli ordinari, impegnativi ma goffi e lenti, ai macellai. Veloci e dotati di ossa affilate con cui lacerarvi le carni.
Fino ai miei preferiti: i bruti.
Due metri di ossa e muscoli putrefatti. I bruti sono lenti e stupidi, ma un loro pugno vi spedisce letteralmente a gambe all’aria. Il secondo vi spedisce all’altro mondo.

Il primo incontro con uno di questi distinti signori rientra a pieno titolo nella rubrica “Game Over”, in quanto io avevo da poco scoperto sia l’esistenza dei bruti come l’abilita del personaggio di lanciare una qualsiasi arma.

Mi avvicino al bruto, che grugnisce semi avvolto nell’oscurità.
L’unica arma che mi è rimasta dopo numerosi scontri è proprio la mia fedele mannaia, ed il mi sento un cazzo di samurai.
Inizio a saltare come un tarantolato, menando fendenti e tagliuzzando il bruto come posso.
Il primo pugno mi raggiunge in pieno volto, ed è come essere investiti da un camion Iveco. Il mio personaggio vola a gambe all'aria, la vista arrossata dal sangue.
Mi rimetto in piedi traballante e, con un colpo ben assestato, trancio al bruto il braccio sinistro.
“AH!”, urlo io con gesto teatrale, divorato dalla soddisfazione.
“FOTTITINCULO”, continuo ad incalzare mentre stacco al bruto pezzi di carne.
Il secondo pugno è talmente forte che scaraventa il mio personaggio a terra, facendogli perdere dal dolore tutti i capelli ma curandolo anche da una fastidiosa dermatite che si portava avanti da un paio di settimane.
Mi rialzo e, vedendo che mi manca pochissimo per ammazzare il nemico, faccio questo:



Potete immaginare cosa sia successo dopo.

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