mercoledì 12 marzo 2014

LA CAVALLETTA E IL FRANZ




Ora so già che tutti i lettori di questo blog (a parte alcuni che mi conoscono bene) si chiederanno: chi cazzo è il Franz?
Il Franz è un caro, carissimo amico d’infanzia. È un folle e uno dei migliori video giocatori sul pianeta. È uno di quegli individui che ti finiscono GTA al 100% in due ore e quarantacinque minuti.
Mentre rassettano la stanza. 

Con le mani legate dietro la testa.

Comunque il Franz (e le sue abilità video ludiche) saranno probabilmente oggetto di un lungo, lunghissimo post in futuro. Per questo particolare evento però dovrò dilungarmi e raccontare la sua folle, oscura paura per insetti di sorta. Qualsiasi cosa abbia più di quattro gambe suscita nel mio amico un potente, feroce disgusto e un incontrollabile paura lo trascina in reazioni fuori dal comune. Come quella volta che una cavalletta gli è volata addosso mentre era sceso a buttare la spazzatura.
Lui ha iniziato ad urlare e a scagliare la spazzatura in aria.

E proprio con le cavallette la sua fobia raggiunge i picchi massimi. Dovetti, una volta, ascoltarlo delirare per due orette buone. Stava sbraitando, alle due di notte, contro Madre Natura. Non è, per il mio caro amico, concepibile che essa possa aver un giorno deciso di creare qualcosa di tanto disgustoso. E non lo biasimo. 
Poi però la sua pazzia lo porta ad odiare gli struzzi solo perché da piccolo uno struzzo lo ha beccato. E a vederlo convinto che i cuccioli di piccione urlano come gli esseri umani e che una volta (almeno così lui sostiene) ha visto uno scarafaggio con la barba bianca. 

Comunque l’episodio apice della pazzia fu un bel giorno in cui il Franz scese a portare a pisciare il suo dalmata.
Io, che ero da tutt’altra parte, inizio d’improvviso a ricevere chiamate a raffica dal suo cellulare.
“Pronto? Franz?”
“Oh Mattia fammi parlare. C'è un problema.”

Io mi preoccupo immediatamente: “Che cazzo succede? Dimmi!”
“So sceso a portare il cane. Hai presente la strada che porta al parco, si?”
“Si, quella grossa piena di ghiaia.”
“Eh quella. C'è una cavalletta per terra.”

Il rimango un attimo basito. La strada è effettivamente enorme. Larga una decina di metri.

“Beh aggirala! Camminaci attorno.”
“MA SEI IMPAZZITO???” Inizia ad urlare lui, “E SE VOLA? E SE MI VOLA ADDOSSO PORCA PUTTANA???”
Io gli dico di abbassare la voce, che se continua ad urlare chiamano gli sbirri, che una cavalletta non può coprire in volo una distanza superiore ai tre metri, e cose del genere.

“Franz, devi passare oltre quel cazzo di insetto. Il tuo cane deve pur pisciare, poverino.”
Un attimo di silenzio, poi: “Fanculo. Io torno indietro.”
“Ma... Ma... E il cane?”

“Capirà”.

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