venerdì 31 gennaio 2014

COSA È SUCCESSO ALLA MIA BORSA



Quelle macchie nerastre erano una volta bianchicce e hanno causato la più profonda ilarità e le battute più truci e oscene sulla masturbazione maschile. Nessuno conosce la verità. Nessuno sa cosa successe quella fredda notte a Colliano, in provincia di Salerno. Nessuno lo sapeva. Fino ad ora.

Ce ne stiamo io, Edo, Ludo e Francesco nel mio prefabbricato di legno a Colliano e decidiamo di organizzare una serata alcolica con un po' di amici. Fra questi, un ragazzetto molto più piccolo di noi, da sempre famoso per infilarsi nei gruppi dei “grandi” senza però dimostrare la disponibilità e la sottomissione che l'avrebbe fatto accogliere di buon grado, bensì essendo odioso e provocatore. Questo ragazzo lo chiameremo Gennarino.
Quel pomeriggio, nella doverosa fase di approvvigionamento alcolico, l'unica bevanda che troviamo è la famigerata “Birra Morena”, una piscia immonda famosa per il contenuto alcolico simile a quello del chinotto. Sull'etichetta campeggia gloriosa l’immagine di una mora sorridente, con sopra la scritta BIRRA MORENA probabilmente realizzata con Photoshop dal figlio del produttore.
Un figlio di tre anni.
Visto il contenuto alcolico assolutamente ridicolo decidiamo di comprare due casse da tipo venti bottiglie l'una + la special guest, immancabile bottiglione di amaro montenegro. E la serata decolla piacevole, liscia. Poi qualcosa nel gruppo scatta, ed iniziano le pericolose, orribili torture nei confronti del povero Gennarino. Torture ingiuste, folli, a base di botte, insetti e urina.
Quelle cose che si raccontano e le madri, da qualche parte, consumano lacrime amare nell'ombra di una stamberga.
Alla fine del tutto, la situazione si è calmata come dopo l'amplesso e ognuno se ne sta per cavoli suoi: chi davanti al camino, chi in cucina a leggere, chi in giardino a ridere.
Gennarino, invece, sta seduto su una poltrona del salotto cercando i rimasugli di calore del fuoco, che al camino ci stava già qualcun altro. 


Quand'ecco che la porta si spalanca.

Ludovico è in piedi, il volto stravolto dall'alcol. Gli occhi lucidi e assenti. In mano ha una pistola spara silicone. Barcolla verso Gennarino. Gennarino urla. Ludovico mira agli occhi del ragazzo ma la birra gli fa sbagliare mira, e a rimetterci è stata la mia borsa, poco distante.
Ecco la spiegazione alle macchie biancastre.

Trovammo, a fine serata, Ludovico dormire sopra la macchina di Francesco.

E per sopra intendo sul tetto.

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