mercoledì 29 gennaio 2014

PIERO DA POLLO'S # 5



Benvenuti alla rubrica più birbona del Regno Unito. Scriverò in prima persona perché ci sono uomini vestiti di nero fuori dalla mia porta. Non perché sia io Piero, in realtà. Sia chiaro.

Avevo iniziato a lavorare da Pollo's relativamente da poco ed era un caldo, inaspettatamente soleggiato giorno d'estate nella capitale inglese.
Dalla grande facciata a vetri del ristorante guardo fuori i fottuti inglesi andarsene in giro in occhiali da sole e manichette, mente io li dentro a cuocere polli e a sporcarmi di grasso.
Arriva il mio manager e mi fa: “Piero ti va di uscire un po' a fare pubblicità al ristorante? Fuori è pieno di gente! E c'è il sole!”
Io, ovviamente, accetto. Già mi immaginavo ad invitare la gente a mangiare in calzoncini hawaiani mentre sorseggiavo gin tonic da una noce di cocco.
E invece il manager mi porta negli orrendi, pericolosi sotterranei del ristorante e apre uno di quegli armadi davanti ai quali ero sempre passato senza mai vederli aperti.
Dentro, spaventosamente avvolto dalle tenebre, dormiva un sonno senza sogni un terrificante, mostruoso costume gigante da pollo nero.
Io guardo il manager con un sorriso disincantato, come a dire “non dici sul serio, vero?”

Lui, di risposta, sorride senza parlare.

Una quindicina di minuti dopo sono fuori dal locale vestito da pollo gigante, il volto fortunatamente coperto, la dignità in frantumi.
Ad aggravare il tutto il costume (completamente ricoperto di plastica e pelo nero) raggiungeva sotto il sole a picco la temperatura di un piccolo sole.

Guidato da due mie colleghe approccio un gruppo di ripugnanti bambini inglesi, tutti impegnati a fare quello che i bambini inglesi di solito fanno: giocare con console portatili o mangiare qualcosa di fritto e malsano.
La mia collega gli dice: “volete vedere il pollo fare la danza del pollo?”
I bambini, una generazione cresciuta a videogames e merda, appena recepiscono la promessa di qualcosa di diverso, vengono invasi da una frenesia oscena e iniziano ad urlare SI SI SI SI SISI.
Ho trovato su Pinterest una diapositiva che riassume alla perfezione lo sguardo di quelle bestie schifose, affamate di rapporti umani:




Io improvviso qualcosa, ed è il delirio. I bambini mi si lanciano addosso, mi abbracciano, mi baciano, urlano.
Io avrei voluto chiamare un esorcista, che i marmocchi avevano gli occhi ribaltati e la bava alla bocca, ma probabilmente erano andati in shock iper glicemico.
Quindi fuggo, cercando di confondermi tra la folla. E momentaneamente dimenticando che ero un cazzo di pollo gigante e nero.
Quindi vengo scovato da una bambina che non avevo mai visto prima. Era immobile e mi guardava. Lo sguardo furbo. Le scarpine nere e lucide.
“Ciao”, gli faccio io.
“Sei un pollo vero?”, mi chiede lei, con lo sguardo da sbirro.
“Certo, vuoi vedere la mia danza del pollo?”, la buttai giù io, forte del mio cavallo di battaglia.
“I polli non ballano. Tu non sei un pollo.” fa lei.
“Si che lo sono”.
“No.”
“Si, cazzo.”
“No, non lo sei. Prima ti si è mossa la maschera e ho visto il collo.”

Ora dovete sapere che da piccolo ero un ripugnante, odioso saputello. Quindi quando incontro bambini saputelli a loro volta scatta una battaglia di botta e risposta in cui li piego come Magneto piega i metalli.

“I polli c'è l’hanno il collo.”, faccio io.
“Non è vero i polli hanno le piume.”
“Si ma sotto le piume c'è la pelle. Come i polli che mangi da Pollo's, che c’hanno le piume quelli?”
La bambina mi guarda con il broncio, e già inizia a pregustare l’amaro della sconfitta. Io mi guardo intorno per vedere che non ci siano genitori in giro, poi: “Sono un pollo, stronza.”

Tempo due minuti e sento la testa girare e il sale negli occhi. Capisco che ormai l’interno del costume ha raggiunto la temperatura di fusione del ferro e che sarebbe meglio togliersi almeno il casco.
Quando tiro fuori la testa la mia collega si spaventa, perché sono completamente bagnato di sudore e ho lo stesso colore delle aragoste quando le butti nell’acqua bollente e quelle stridono tipo nazgul e tu te le sogni la notte.
Mi immergo in una vasca da bagno piena di Sprite e, rinato, mi rimetto a lavoro. Ballo con i bambini la danza del pollo. Poi, tra i tanti volti vorticanti, parte un calcio. E io: “buoni, bambini! Niente calci!”
Poi arriva un altro calcio. Poi un piccolo pugno.
Mi appare, all'interno del casco, il mio Maestro in visione.
“Piero non reagire”, mi dice “sono degli sporchi provocatori e meritano una vita di insuccessi e rinunce. Ma tu non reagire. Sei superiore. Allontanati.”
E così faccio. Mi allontano nella frescura della sera, trovando rifugio nel ristorante in penombra. Pollo sconfitto, umiliato, picchiato. Ma avrò la mia vendetta.
La prossima volta che ordinano i panini rompo un bicchiere e ci metto le schegge di vetro dentro.





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