mercoledì 8 gennaio 2014

ASSASSIN'S CREED 3: COSE CHE AMO, COSE CHE ODIO



Il giorno in cui portai con me la mia amata Xbox 360 a Londra sapevo bene a cosa sarei andato incontro: drastica riduzione della già scarsa vita sociale, irritabilità, scatti d'ira, euforia, sogni strambi e altre cosucce.

Il fatto è che io amo i videogiochi. Ed è un amore nato (su console) relativamente da poco: la mia Xbox me la auto regalai a 19 anni, quando oggigiorno vedo bimbetti di 5 anni già strategicamente piazzati dai genitori davanti ad un Nintendo 3DS.
Invero debbo un grazie di cuore ai miei, che fin dalla tenera età non solo mi hanno vietato videogames, ma anche la televisione in generale, aguzzando la mia fantasia e il mio ingegno. Se oggi sono una delle menti più brillanti del ventunesimo secolo, lo debbo a loro.
Modestia a parte, passiamo al nucleo del post di oggi, ossia il giuoco con cui mi diletto in questi giorni: Assassin's Creed 3 (da ora in avanti AC3).
Il primo capitolo della saga era interessante come concept ma ridicolmente realizzato per quanto concerne intelligenza artificiale e dinamiche di combattimento. Le guardie di cui le città erano cosparse avevano il quoziente intellettivo medio del muschio bianco e combatterle significava, dopo i primi scontri, venire catapultati in un girone inedito dell'inferno, in cui tutto si ripeteva all'infinito. attacca, schiva, contrattacca, attacca, schiva, contrattacca, attaccaschivacontrattacca.

NOIA

Il secondo capitolo apportava miglioramenti generali, ma veniamo al terzo che già mi è passata la voglia di scrivere: ora, io vorrei chiedere ai lorsignori di casa Ubisoft: perché i cavalli? Perché, in nome di Dio?
Cavalcare in AC3, soprattutto se lo si fa nelle foreste, è un esperienza imbarazzante e frustrante. È come andare a cagare durante una festa e, mentre lo stronzo cade nell'acqua con un sonoro PLOUF, c'è il classico momento di inspiegabile silenzio, e quando esci dal cesso tutti fanno finta di niente ma tu sai che loro sanno. Quello che dovrebbe essere un mezzo per spostarsi velocemente dal punto A al punto B diventa una miniera senza fine da cui estrarre bestemmie inedite e purissime. E un giocatore mediamente bravo a far saltellare Connor fra i rami si muove praticamente alla stessa velocità di chi usa gli orribili cavalli digitali.
Quindi, cara Ubisoft, perché? Rendetevi conto che l'unica esperienza ippica peggiore di AC3 è Skyrim. Ma quella è talmente assurda e brutta che fa ridere, quindi praticamente non conta.
Se il cavallo deve essere un effettivo mezzo di trasporto, o lo fate alla Red Dead Redemption oppure niente cavalli. Davvero Ubisoft, sembrerà una frase fatta, ma datti all'ippica.

L'altra cosa che ancora mi da profondamente fastidio è l'educazione con cui i nemici ti attaccano uno, massimo due alla volta. E, anche quando ti attaccano in due, tutto si risolve con il solito, maledetto “uh, ecco il segnale luminoso sulla sua testa, premerò B”.

In uno scontro con dieci nemici, insomma, due vi attaccheranno. Gli altri 8 se ne staranno camminando in tondo, come in uno strano sabba, con l'arma in aria.
Andate ad attaccare briga con una crew di gentaglia armata di coltello, cari signori Ubisoft. Poi mi dite se vi hanno attaccato uno alla volta.

Altra cosa mr. Ubisoft, poi giuro smetto: avete qualcuno che controlla i giochi o li spedite nei negozi così, una pacca sulla spalla e via? La quantità di bug che ho incontrato è spaventosa. E sono solo al 20% del gioco.
Tra i vari momenti di ilarità dovuta ai bug:
1) quando il cavallo mi si è incastrato a mezz'aria.
2) quando da una stanza della metropolitana di Boston uscivano guardie infinite.
3) quando Connor e il suo prode cavallo inutile si sono trovati a cavalcare in mezzo al nulla. Ho provato a scendere da cavallo per sbloccare la situazione ma sono rovinosamente precipitato nel grigio infinito.

4) quando uno di quei stramaledetti soldati scozzesi è rimasto, poverino, incastrato con la faccia in una staccionata.

Per il resto, la ricostruzione delle città tipo Boston, o le battaglie navali sono qualcosa di davvero ben fatto. Dai mulinelli di polvere che si alzano da terra per infilarsi nei vicoli alla spuma delle onde. Senza contare la parte gestionale e commerciale del tutto che, per un amante dei gestionali come me, è da atti di onanismo spinto.

E muoversi per i tetti delle città rimane sempre, checché se ne dica, una gran figata.

In fin dei conti rimane un gioco davvero, davvero divertente. Soprattutto quando salti da sopra un ramo per ammazzare una guardia ignara al di sotto, e il videogame innesca uno di quei slow time strigi e cinematografici, che poi tu ti esalti e urli SI CAZZO e la vita diventa d'un tratto meravigliosa.


A patto che ci si tenga lontano dai cavalli.

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