sabato 1 novembre 2014

SPAVENTI IMPORTANTI # 18: RISVEGLIO CON NINA



Benvenuti, dolci batuffoli di cotone. Benvenuti alla rubrica dedicata ai nervi tesi, agli spaventi e alle pupille dilatate.
Oggi parleremo del grande, profondo terrore che mi aspettó il mattino del mio ventunesimo compleanno.

Una piccola premessa è dovuta a tutti voi: Jack, l'amico mio, aveva un cane piccolo e cattivissimo, Nina.
Quel cane mi odiava. Tanto. Mi abbaiava contro e mi ringhiava ogni santa volta che varcavo la soglia dell'appartamento di Jack.
Quasi mi sbranó quando mi alzai dalla sedia con troppa foga.
Una sola volta riuscii ad accarezzarlo senza essere assalito. Il tutto è immortalato in un raro reperto fotografico in cui non solo appaio felicissimo, ma anche con molti più capelli.

*fine premessa doverosa*

Ok. Ventunesimo compleanno. La serata ideale che mi ero promesso era: una bella cena in compagnia di parenti e amici, un buon bicchiere di vino (senza esagerare) e poi via a nanna, che ormai sono grande e responsabile.

Ore 01:45 di notte, Corso Garibaldi:
Io, Jack e il Brad risaliamo il corso barcollando, perché siamo ubriachi di assenzio. Io cammino malissimo, e infatti Jack e il Brad mi sorreggono ai lati.
Cerco di bere il mio ultimo bicchiere ma, devastato dall'alcool, lo getto per terra lasciando una lunga scia per il corso.

Perdiamo il Brad per strada (non ricordo che fine fece) e riusciamo miracolosamente a raggiungere casa di Jack.
Il buio. Non ricordo più nulla.

Ore 11:45 di mattina - Casa di Jack

Mi sveglio in un luogo che non riconosco subito. Sono in un letto matrimoniale. La prima cosa che vedo appena apro gli occhi è una folta chioma riccia.
“Porca Troia, che cazzo ho combinato? Chi è sta tipa?”, mi chiedo.
Sento un peso sulle gambe, alzo la testa.

È Nina. Assolutamente inespressiva ed immobile.




Io ovviamente non muovo un muscolo. Non parlo, ho paura che la belva mi salti alla gola se provo ad emettere il minimo suono.
I suoi occhi, neri e lucidi come quelli dei serpenti, mi scrutano e scavano nella mia anima, alla ricerca delle mie paure più recondite.
I suoi denti piccoli e bianchi brillano nella penombra della stanza.
Mi sto per cagare addosso, lo so.
Mo mi viene un coccolone e crepo.
E invece no. Lo stillicidio prosegue interminabile, per non so quanto tempo.
Lei che mi guarda e io che la guardo e ho paura persino a deglutire.

Aspetto pazientemente che Jack si svegli da solo, anche lui con un dopo sbronza da manuale.
Lui ammansisce il demone con un'offerta di würstel Conad e io sono finalmente libero dalla sua morsa malvagia.

Festeggiamo la mia vita risparmiata concedendoci un pranzo di compleanno in compagnia dei miei, di altro vino e alcolici ammazza caffè.
Nuovamente ubriachi ci avventuriamo nel percorso verde di Ponte Felcino, prendendo il sole su di un grande sasso e costruiamo un arco Con un vecchio ombrello.

Ma questa è un'altra storia.

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