venerdì 12 settembre 2014

SPAVENTI IMPORTANTI # 15: IL CONFINE LAZIO/ABRUZZO


Benvenuti, cari spauracchi, alla quindicesima puntata della rubrica dedicata più che al brivido a quelle situazioni in cui lo spavento è tale da farti perdere il controllo degli sfinteri. O a quelle in cui il panico ti avvolge a tal punto che, nel disperato tentativo di districarsi dalla sua stretta, ci si aggrappa alle bestemmie.

La puntata di oggi ci porta indietro a tipo quattro o cinque anni fa.
Sto andando a trovare la mia ex, che era di Roma. Guidonia, per l'esattezza. Devo essere li per pranzo e, da bravo maniaco dei viaggi quale sono, parto da casa alle 8 di mattina, forte di un caffè e un cornetto.

Dovete sapere che la mia abilità di perdermi è già entrata nelle leggende e nei canti tipici di Perugia. La mia capacità di orientamento è direttamente proporzionale alla voglia che ho di attendere ad una conferenza dal titolo “Tokio Hotel - Cuccioli e Coccole”.

Jack, il mio povero amico, mi ci prende costantemente per il culo e si continua a stupire se non conosco i nomi delle vie della mia città.
Tuttavia c'è da dire che la mia quasi nulla vita sociale ha fatto si che continuassi a sopravvivere pur conoscendo tipo solo la via di casa e quella della mia palestra.

Ebbene avete presente quando, in ogni viaggio, c'è quel periodo di buio in cui state concentrati sulla musica (o persi nei vostri pensieri)?
Che poi alzate gli occhi e c'è quell'attimo di panico in cui non capite dove cazzo siete?

Ecco.

Io dopo tre ore di macchina alzo gli occhi e vedo questo:


Gli occhi mi diventano delle dimensioni di arance spagnole e, iniziando lentamente a bestemmiare a bassa voce, mi fermo alla prima stazione di servizio.
Il posto in questione è una cosa inquietante alla Psycho, tutta in legno e piena di armi medievali in vendita.
Il tipo dietro del bancone, a gesti e grugniti, mi mostra qual'é la via giusta.
Dopo aver concluso che in quella situazione mi sarebbe stato più utile un secondo caffè invece che un mazzafrusto, mi rimetto in macchina indiavolato. Un coro spunta dal nulla e canta una colonna sonora adrenalinica alla Pacific Rim.
Il mio naso sfiora la pelle del volante, sono teso come un fuso. Mi sento vivo, incazzato e pronto a tutto. Mi sento, fondamentalmente, in ritardo.

La Ford Fiesta raggiunge i centosettanta e inizia a tremare, come lo sguscio di Anakin su Star Wars, quando Sebulba glielo manomette.

Arrivo all'una. Sono un bagno di sudore e l'abitacolo della macchina ha raggiunto la temperatura di fusione del piombo.
Quando a tavola racconto di essere arrivato in Abruzzo, tutti sorridono, pensando che sono un'adorabile buontempone. Solo la mia ex ha gli occhi pieni di rassegnata amarezza.

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