giovedì 10 luglio 2014

GAME OVER # 10: AMNESIA!



Questa rubrica può essere considerata un po' una fusione con Spaventi Importanti. Ebbene si, sono una di quelle persone appassionate di giochi horror. 
Perché trovarne davvero belli è sempre più difficile. 
Perché, esattamente come per il cinema, il trend odierno pare basarsi sull'equazione “horror = facciamo prendere un colpo allo spettatore/giocatore”.

Beh non è così. Col cazzo che è così, magari fosse.
Alien è un film terrificante, ma le scene in cui si vedono effettivamente gli alieni sono pochissime. Shining è assolutamente spaventoso e scioccante, eppure non c’è nemmeno un momento “BU!”
Cosa è presente nei due titoli appena citati? Talento, bravura, scrittura, disagio, tensione.
I progettisti di Amnesia, simpatico gioco da masochisti, hanno colto appieno la chimica che dovrebbe essere la base di ogni prodotto horror.


Prima di tutti in Amnesia non puoi combattere i mostri. Puoi fuggire, puoi nasconderti, ma non puoi lottare. Questa sensazione di impotenza non fa altro che scriverti in grassetto un messaggio nel cervello:

TU SEI LA PREDA

E, in Amnesia, quello siamo: prede.
Il nostro personaggio si risveglia senza memoria in un castello. Castello in cui, inutile dirlo, orribili cose sono successe (e stanno succedendo).
Progredendo nella storia il team dietro al videogame si diverte a simulare alla perfezione un concetto antichissimo che ci accompagna dall’alba dei tempi: la paura.

Se il nostro personaggio vede un mostro, impazzisce e la visuale inizia a tremare, o iniziano ad arrivare allucinazioni.

Se il nostro personaggio sta troppo tempo al buio, impazzisce.

Se il nostro personaggio vede o sente qualcosa di strano, si caga addosso dalla paura e lo schermo inizia a distorcersi.

È difficile spiegare quanto buono sia stato il lavoro dietro a questo videogame, il mio consiglio è quello di giocarci. Magari di notte con un buon paio di cuffie e al buio.

Ma veniamo al cuore pulsante della puntata di oggi: eravamo una valanga di amici (tutti ragazzoni grandi e vaccinati) nella mia stanza a Perugia.
Decido di far vedere a tutti il gioco con cui mi stavo dilettando al tempo, quel “Amnesia” di cui tanto andavo farneticando.

Accendo il gioco e iniziamo a giocare. Io alla guida, i ragazzi (sei di loro) tutti attorno a me. All’inizio è una sequela di battute e prese in giro poi, lentamente, tutti si ammutoliscono.
Il primo amico esce dalla stanza. Non reggeva la tensione.

Il mio personaggio brancola in corridoi bui con una lanterna ad olio davanti agli occhi, per non impazzire. In lontananza, una finestra lancia un fascio di luce per terra.
Nel fascio di luce, all’improvviso, una gamba nuda fuoriesce dalle tenebre. I miei amici urlano.

Io urlo.

Scappo in uno sgabuzzino, mi ricopro di scatole e altri oggetti e aspetto nel buio. La salute mentale della mia controparte digitale inizia a scricchiolare. Le pareti sembrano sciogliersi. 
Le allucinazioni, mio Dio.
Le mura iniziano a vomitare immondi scarafaggi.
Sento i passi del mostro fuori, nel corridoio, allontanarsi.
Mi avvicino alla porta. Il pomello fa un rumore devastante. Sbircio nelle tenebre e non vedo nessuno.
Accendo la lanterna ad olio per evitare di impazzire completamente. Il mio personaggio inizia a calmarsi e deglutisce il cuore.
Poi sento il verso del mostro.
I miei amici urlano. Io urlo.
Mi fiondo nella prima porta che trovo. Il Franz, noto guru del videogame, mi urla “PIANO! GUARDATI ATTORNO!”
Io, accecato dalla paura, spalanco la porta per trovarmi davanti ad un secondo mostro, che mi si scaglia addosso.

Ed è in quel momento che tutti nella stanza iniziano ad urlare come un maiale sgozzato. Francesco mi salta in grembo.




Io, non potendo più pilotare il mio personaggio, metto pausa.
Francesco urla fortissimo.
Fuggiamo dalla stanza, tutti e sette.

Potete immaginare la faccia di mia madre.

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