mercoledì 14 maggio 2014

LE RECENSIONI DEL POLPETTONE: ASSASSIN'S CREED IV BLACK FLAG

Con i giochi “ponte”, ossia quelli sviluppati sia per PS4 che PS3, trovo che la capacità di recensirli in maniera oggettiva sia leggermente più difficile rispetto alla norma.
Per Assassin's Creed IV Black Flag (ACIVBF) la situazione non cambia: ho giocato alla versione per PS4, e l’impatto grafico è per ovvie ragioni superiore a quello della versione per PS3.
Semplicemente ho sotto le mani una bestia che, armata di otto processori, può gestire poligoni, texture, framerate e dinamiche che una PS3 non può FISICAMENTE permettersi.
Fortunatamente i grandi giochi non dipendono (quasi per nulla, almeno) dalla grafica. ACIVBF sarebbe stato un gioco fenomenale anche se non fossi stato capace di contare i peli del culo di Edward.
Innanzitutto il gioco è un inno all’esplorazione in tutti i suoi aspetti: girovagare per i Caraibi è un'esperienza appagante in moltissimi modi diversi.
Visivo, innanzitutto (e qui è anche complice la PS4 stessa). Non posso nemmeno ricordare tutte le volte che, dopo aver scalato un tempio, o un albero, o un palazzo, io mi sono fermato a contemplare quel mondo vivo, luminoso. Quel mondo bellissimo.




La resa grafica delle spiagge, delle acque cristalline sotto i moli, è qualcosa di mai visto prima.




Esplorare le isole del gioco comporta una quantità immensa di attività, tutte molto integrate nell’esperienza di gioco e mai troppo invasive. Alcune, come la caccia, sono indispensabili per poter poi aggiornare l’equipaggiamento del nostro Edward.
In parole povere, se volete portarvi in giro quattro pistole, preparatevi ad arpionare un paio di squali bianchi.

Ecco, tipo.

La nave e la navigazione, nel capitolo precedente solo attività di contorno, in ACIVBF sono per ovvi motivi il fulcro di tutta l’azione. Per chi in questi ultimi mesi abbia vissuto in una caverna, ACIVBF è un gioco che parla di pirati. Questo vi fa capire di come la vostra nave sia non solo un modo per spostare il culo da un isola all’altra, ma letteralmente la vostra casa, il vostro braccio, la vostra famiglia. Completamente personalizzabile e assolutamente credibile mentre si muove tra le onde, il “Jackdown” è una vera perla.
I combattimenti navali sono tutti molto curati, dalle cannonate iniziali agli abbordaggi. Ma qui si arriva ad uno dei punti dolenti del gioco. I combattimenti. I maledetti, ripetitivi, schiva/para/attacca combattimenti.
Io mi rifiuto di credere che, nel 2014, quegli stronzi della Ubisoft non hanno i mezzi necessari per sviluppare un sistema di combattimento che non sia riassumibile in “Oh guarda ho cinque nemici attorno. Che carini, aspettano tutti educatamente che me la sbrighi con il tizio che ho di fronte. Oh! Perdinci! Un briccone mi attacca alle spalle. Basta premere il tasto per contrattaccare e sono salvo, però.” E così via. Sempre.

SEMPRE

Inoltre, quando il combattimento si svolge in un ambiente pieno di dislivelli, i bug saltano fuori come funghi: cadaveri che tremano a terra, nemici che tentano di colpirti anche se completamente fuori portata.
Una volta in particolare però, ho assistito ad un bug esilarante: stavo combattendo contro uno di quegli odiosi ormoni armati di ascia, quelli che appena provi a colpirli ti bloccano la mano e ti prendono a testate nel naso.
Insomma lo avevo appena colpito e le sue gambe iniziano a muoversi in maniera convulsa. Il poverino, fuori controllo, cade a terra continuando ad agitarsi in una specie di buffa break dance. Io lo vedo fluttuare ballando, povero tarantolato, fino ad andare a schiantarsi contro una botte, e finalmente trovare la pace.
La nave, come dicevo, può essere aggiornata e potenziata. Ma, per potenziarla al massimo, bisogna procurarsi dei piani di costruzione relativi alle sezioni da migliorare, siano esse l’armatura del Jackdown o i cannoni.
E, secondo voi, questi piani si comprano comodamente alla Conad? Nooooooo, bisogna per lo più immergersi in pericolosissimi fondali infestati da squali, murene, meduse enormi e ricci di mare delle dimensioni della Francia.




Tuttavia devo ammettere che le sessioni sottomarine sono stimolanti e mai noiose, soprattutto quando la tensione sale perché il nostro Edward sta finendo l’aria a disposizione.

Altra sezione del gioco degna di nota è quella gestionale della flotta di Kenway. Dovete sapere che, dopo ogni battaglia navale, la scelta sta a voi: smantellate la nave conquistata per aggiustare la vostra? La risparmiate per abbassare il vostro livello ricercato? La spedite alla vostra flotta?

Scegliendo la terza opzione il buon Edward inizia a costruirsi una flotta di tutto rispetto, che può essere spedita a conquistare diverse rotte commerciali, sbloccando tramite battaglie navali le missioni a queste collegate.
Soldi, in parole povere. Tanti soldi grazie al commercio marittimo.
Ma il vero cuore del gioco sta nella navigazione spensierata, nell’attacco a fortini, nella caccia al tesoro, in tutte quelle attività che fanno di ACIVBF il Re dei simulatori di pirati.


SCALA GIORGINA!


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