mercoledì 9 aprile 2014

PIERO DA POLLO'S # 10: UN LAGO DI MERDA



Ci siamo. Piero da Pollo's festeggia la sua decima puntata. Non avrei mai pensato che avesse potuto arrivare così lontano. Nè tantomeno che potesse avere il successo che ha avuto. Eppure eccoci qui, dieci puntate dopo, a celebrare la rubrica più amata dai ristoratori. E, ancora una volta, ricordiamo che Piero non è Mattia. È solo molto, molto simile a lui. Ogni riferimento a fatti o persone realmente accaduti è puramente casuale. 

SI VA! 

Dovete sapere che Pollo’s è pieno di porte che nessuno apre mai. Porte segrete, antiche, sigillate da incantesimi nella lingua degli elfi. Porte vecchie come le fondamenta del mondo, che erano lì molto tempo prima che la catena di Pollo's nascesse.
Una di queste porte è la stanza dei boiler. Si trova nei sotterranei e contiene tutte quelle macchine che permettono al ristorante di andare avanti. James, un mio corpulento collega irlandese, mi raccontò una volta nello specifico come quei macchinari funzionavano e quali erano i pericoli di un eventuale guasto ma il mio cervello, dopo tempo, fece quello che sempre fa con le informazioni non particolarmente rilevanti:

Le seppellì nel subconscio. E, come recita il Signore degli Anelli, i giorni divennero mesi, i mesi divennero anni e di quelle memorie si perse ogni traccia.

Pollo’s. Oggi.

La giornata è abbastanza confusionaria e il ristorante è molto affollato, io corro rapidamente al piano di sotto per prendere alcuni ingredienti che mi servivano e, con mia somma sorpresa, mi rendo contro che dall’oscura, innominabile porta del boiler proviene un “biiiiip” continuo. E lì scatta, dentro di me, una sensazione che chi ha visto Profondo Rosso può capire bene: la sensazione che qualcosa ci è sfuggito. Che abbiamo assistito a qualcosa di importante ma non riusciamo a farlo riemergere dalle scure acque del nostro cervello.
Mi scrollo di dosso quella spiacevole sensazione e imbocco le scale, pronto a rimettermi al lavoro. Il bip insistente continua per tutto il pomeriggio, e con esso quella sensazione.
Il Maestro mi appare attorno alle 20:45, quando ci preparavamo a chiudere il ristorante.
“Piero, che è sto rumore?”
“Non lo so Maestro, viene dalla stanza del boiler.”
“Non lo sai o non ricordi? Magari qualcuno te l’ha detto in passato e tu non ricordi...”
E in quell’istante mi arriva addosso il ricordo di James che mi parla, colpendo la mia mente come un treno merci.
Purtroppo è un ricordo disturbato, incompleto e corrotto dal fatto che parecchio tempo era passato.
La mia mente cerca di mettere a fuoco, ma tutto l’audio che riesco a ricordarmi è James che mi dice “fammi una pompa” e io lì per lì non mi stupisco, che l’irlandese non ha mai brillato per finezza e/o delicatezza.
“Maestro”, dico allora io, “mi ricordo di aver parlato con James, ma lui mi ha detto di fargli una pompa.”
“PIERO!”, si inalbera il Maestro, “è questo il modo di rivolgerti al tuo Kwan Gian Nim (parola coreana per maestro)?”
“Maestro, ma io...”
“LAVATI LA BOCCA COL SAPONE! VERGOGNA!” strilla lui, prima di svanire in una nuvola di arrabbiatura.
E il rimango lì, con un ricordo sfocato e il sottile sospetto che il mistero della stanza dei boiler non sia risolto.

Pollo’s. Ore 23:04.

Tutto lo staff è pazzo di gioia, che la serata è stata morta e praticamente il ristorante è già pronto per la chiusura. I manager gongolano e spediscono tutti a cambiarsi. Io sto per avviarmi di sotto quando sento urla dal bagno e un sommesso “gluglu” provenire dal bagno dello staff.
Rumore accompagnato da una prepotente, intensa puzza di feci umane.

Urla. Gente che scappa dalla stanza dello staff raccogliendo i propri averi.

Glu glu. Glu glugluglu.

Io bisbiglio “no, ti prego”, assistendo al pavimento del ristorante trasformarsi in una cloaca.




Poi il ricordo arriva. Arriva forte, chiaro e squillante  come il tuono.
Un primissimo piano al rallentatore delle labbra di James. “I N Q U E L L A S T A N Z A C ’ È L A P O M P A”

E li capisco. L’irlandese non aveva cafonamente detto “fammi una pompa”, quella volta. Mi aveva gentilmente informato che quella stanza ospitava le pompe che permettavano alla merda cacata dallo staff nei sotterranei ad andarsene in superficie. E di non allagare tutta la parte amministrativa del ristorante, situata per l'appunto sotto terra.

Ora voi vi immaginate la faccia del mio manager quando, facendo capolino dal suo ufficio, ha scoperto che LETTERALMENTE della merda liquida stava traboccando dal cesso?

Vi do un aiuto: guardatevi questo spezzone delle Due Torri, e concentratevi sulla faccia di Grima Vermilinguo al trentunesimo secondo del video che segue.


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