sabato 22 marzo 2014

PIERO DA POLLO'S # 9 : LA SERIE MISTERIOSA!


Benvenuti, dolci bambini, alla nona puntata della rubrica più amata del blog votato all’amore fra popoli. Ancora una volta, la scriverò in prima persona per meglio identificarmi con il personaggio e poter di conseguenza far ridere tutti di più. Mica perché in realtà Piero sono io e le cose che descrivo sono realmente successe al mio ristorante, eh... Che vi viene in mente, malfidati. Per cortesia, che questo è un blog di persone serie. Sigla.


Era un giovedì pomeriggio. Io sono abbastanza abbacchiato, che di solito giovedì è un giorno maledettamente affollato, e orde di ripugnanti cinesi e immondi spagnoli si riversano da Pollo’s.
Comunque, penso, almeno lavoro in coppia con Rossano. Ed è sempre un piacere poter inveire contro i clienti in una lingua che con capiscono. Soprattutto se il tuo socio di battute condivide con te un senso dell’umorismo malato, del tutto privo di quelle barriere che impediscono ai discorsi di cadere nella discriminazione razziale, religiosa e di sorta.
Insomma mi infilo nella nera uniforme di Pollo’s e mi avvicino ai grill, quando noto un foglio appeso vicino alla piastra rovente. Sopra c’è una serie misteriosa di numeri:

6, 4, 1, 21, 31

Il mio cervello subito si spertica in mille ipotesi sul foglio misterioso. Gli alieni? Roberto Giacobbo? Il Maestro? Gli Illuminati? I massoni? Nicholas Cage in quei fottuti film sul tesoro dei templari? Gli Hashishin? I Ninja della Mano Nera?
Provo a capirne la regola matematica. Provo a trasformarlo in lettere, a guardarli sottosopra, a pronunciarli ad alta voce.

Poi, l’orrore. Noto che a fianco dei numeri ci sono le gradazioni di spezie. Non sono numeri, sono ordini. 6 + 4 + 1 + 21 + 31 = 63 cazzo di panini.
Quando informo Rossano della cosa egli sgrana gli occhi ed inizia ad inveire come un ossesso contro un vecchio barbuto che abita in cielo.
63 persone sono tante. Tantissime. 
Soprattutto se il tuo manager, conscio dell’orda in arrivo, ha pensato bene di non chiamare extra staff per aiutarti. 
Soprattutto se i grillers che hanno lavorato di mattina non ti hanno lasciato abbastanza burger di pollo pronti, e uno di noi due dovrà cucinarli mentre l'altro rimarrà da solo a fronteggiare l’orda. 
Soprattutto se il ristorante è già pieno di suo, e altra gente continua ad affollare la cassa.

Inizia così un'ordalia di ansia e terrore, nell’attesa che i 63 clienti vengano a chiedere le nostre anime e la nostra vita. Rossano ha lo sguardo perso e allucinato dei soldati che si sono fatti il Vietnam. Io gli dico che andrà tutto bene. Appare il Maestro in visione.
“Piero, che cosa ti ho detto a proposito delle bugie?”
“Ehm... Che non si dicono, Maestro?”
“Esatto, Piero.”
“Ma nemmeno per una buona causa?”
“Nemmeno per una buona causa, Piero. Sai bene che sia tu che il tuo amico vi cagherete gli intestini dalla fatica, oggi. E che il sudore vi renderà ciechi come i vermi che strisciano nei cazzo di cadaveri.”
“Ma... Maestro! Che razza di linguaggio!”
“Taci, Piero! Sono il Maestro e parlo come mi pare! Umiltà, Pazienza e Rispetto!” Dice il mio mentore prima di sparire in una nuvola di indignazione e arte marziale.

Sia io che Rossano ci accorgiamo che i 63 sono arrivati senza avere bisogno di girarsi. La parete a vetri del ristorante è completamente oscurata dai corpi accalcati. Entrano a squadrone, marciando come Uruk Hai, a file di tre. La mia reazione è pressappoco questa:


Quello che segue è un incubo di calore, fumo e salsa di peperoncino bollente schizzata negli occhi. Le bestemmie di Rossano richiamano nuvole nere e corvi. Il Vaticano invia una squadra di Guardie Svizzere per fermarlo ma una slavina le ferma sul Brennero.
Io chiamo mentalmente il Maestro in aiuto, ma lui non risponde.

Il gruppo lascia il ristorante un’ora dopo, lasciando dietro di se la sporcizia e la desolazione tipica degli inglesi.
Io e Rossano siamo sfiniti.
Sudati.
Puzziamo come dei pastori della Maremma.

Ma felici. Gli altri membri dello staff ci guardano con rispetto. Ce l'abbiamo fatta, e siamo dei fighi. D'altronde Breaking Bad ci insegna che non c'è nulla di più pulp che lavorare in un negozio di polli.


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