martedì 21 gennaio 2014

LE RECENSIONI DEL POLPETTONE: Kramsky/Mattotti: Jekyll & Hyde

Lorenzo Mattotti e Jerry Kramsky, Jekyll & Hyde, Giulio Einaudi editore, Torino, 2012

Ricordo che quando lessi “lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” ero al primo anno di liceo, e ne rimasi indifferente.
Poi ritrovai anni dopo quel libro che fui costretto a leggere da un professore senza più un volto, abbandonato in un cassetto polveroso: la copertina consunta di un blu pallido, all’interno lo stampo “ex libri” con due pesci che mi fece mio padre.
Lo rilessi d'un fiato e mi turbò profondamente. Il buon Stevenson aveva, ancora prima di Freud, scandagliato i fondali più bui del subconscio e della mente umana.
Quel libro si guadagnò senza fatica un posto nell’empireo delle opere che mi facevano paura.
Lo lessi poi in lingua originale, e mi informai un po' sulle trasposizioni dell'opera. Nessuna, però, distillava quella sottile languida ansia che trasudava dalle pagine dell'originale. Nessuna, ancora, rappresentava appieno l'indicibile orrore della scena in cui Hyde calpesta la bimba.
Dal giorno in cui lessi quel passaggio, per me l’ORRORE è questo: un uomo basso e malvagio che calpesta una bambina.
E, tra le varie narrative illustrate, l'unica che si merita una menzione è quella del maestro Battaglia.
Sinceramente: ’fanculo Moore e i suoi Straordinari Gentiluomini de Stocazzo. Per carità, fumetto eccezionale, ma Hyde versione orango non si può proprio vedere. Per non parlare della versione di celluloide in quell'immonda offesa che è stato il film di Norrington.
Ma veniamo a noi: questa trasposizione a fumetti, frutto delle menti combinate di Kramsky e Mattotti, è un'opera che spaventa.
Spaventa davvero. La mano di Mattotti scorre liquida, abitando la realtà di Stevenson come mai era stato fatto prima. Le sue ombre sono fosche, i suoi sguardi sono iniettati, le luci speranze tradite. Le sue visioni sono poesie. Questo è Mattotti per me: un poeta della visione. Nella sequenza magistrale della prima trasformazione di Jekyll la dinamica, l'orrore, il crepitio delle ossa è reso in maniera magistrale. Uno squalo trafitto da ganci. Un cervello. Una scena nauseabonda, poiché nauseabondo fu il volere di dividere bene a male dall'involucro della carne.
Anche la scena in cui Hyde si accanisce contro quella povera prostituta nella stanza d'albergo. Quella vignetta in cui si vede l'edificio dall'esterno, con la finestra rossa striata di catene e lacci. Quelle tenebre. Quella paura innominabile.
64 pagine di bellezza assoluta, con alla fine una quindicina di disegni inediti veramente eccezionali. D'altronde Mattotti è un illustratore a cui non servono presentazioni. Basta farsi un giro delle sue copertine per Le Monde o per il Times. O sbirciare nel suo sito.

Mi riavvicino spesso a quel volume con lo stesso occhio di chi rimane attratto dai titoli cruenti dei giornali. Ecco cosa sono riusciti a fare Kramsky e Mattotti: illustrare il delitto.
Illustrare il male.

E niente ha mai attratto l'uomo più del male.

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