giovedì 19 dicembre 2013

PIERO DA POLLO'S # 1

Se io fossi Piero, il Piero del racconto, e immaginiamo per un attimo (ripeto immaginiamo) che il Piero del racconto sia io e che la catena davvero esista, potrei giurarvi che quest'episodio è successo davvero. Ve lo giurerei su quello che ho di più caro al mondo. Ma visto che il Piero del racconto non sono io (ah ah, che assurdità anche solo pensarlo), mi limiterò a dirvi che Piero ve lo giura su ciò che più gli è sacro.

Ah, dimenticavo, scriverò da ora in poi le avventure di Piero in prima persona, ma non perché Piero sono io, sia ben chiaro, ma solo perché lo trovo buffo. Si, buffissimo.

Insomma sto da Pollo's e sto accogliendo i clienti alla porta, porgendogli menù e accomodandoli ai tavoli. Ecco che ad un tratto entra un tipo, sembra pakistano/indiano, ma vestito molto occidentale / nerd. Tipo appassionato di alpinismo iscritto al CAI: scarponi pesanti, cappotto da montagna, pantaloni invernali. E fuori è estate, sia ben chiaro. Il tipo si guarda attorno con gli occhi sbarrati, con lo sguardo equilibrato di chi progetta di ammazzare i genitori e berne i fluidi corporei.
Comunque, il tipo mi si avvicina e chiede:
"Posso mangiare qui?"
"Certo, le dò un tavolo. È mai stato a Pollo's prima?"
"Si, è la quarta volta solo oggi"
"Mi scusi?"  
"La quarta."
"Ah." faccio io già nervosissimo, "le piace proprio Pollo's, vero?"
"Eh il mio capo mi ha detto che se mangio in tutti i Pollo's sulla terra avrò una promozione"
Io rido cagandomi addosso, che lo sguardo del tipo è freddo, determinato, di chi non scherza. Poi proprio non c'è la faccio:
"Scusi ma sta scherzando?"
"No. Sto finendo in fretta e furia quelli in Inghilterra, che tra due settimane ho già prenotato il biglietto per gli States."
"Ah.", faccio io. Ormai l'unica cosa che sento è la mia coscienza urlarmi nella scatola cranica SCAPPA QUESTO FIGLIO DI PUTTANA È PERICOLOSO ASPETTERÀ CHE TI VOLTI PER PIANTARTI UNO STILETTO NEL CUORE, ma non gli do retta e servo allo squilibrato da mangiare. Lui mangia tranquillo, si pulisce la bocca con la lentezza estenuante tipica dei serial killer, poi si alza e mi si avvicina.
"Ecco" mi dico, "Mo' sto pazzo tira fuori un cacciavite e mi perfora un polmone. Addio mamma t'ho tanto amato."
Invece lui mi guarda sorridendo ed estrae una macchina fotografica gigantesca.
"Scusa se ti disturbo ancora, ma mi servono due foto, una all'esterno del locale e una davanti al bancone. Al mio capo servono prove."
Io inorridito obbedisco, spaventato dalla reazione del folle ad un eventuale rifiuto. Sbirciando tra le foto già scattate, vedo il tizio effettivamente a mille Pollo's diversi. Lui, nelle foto sorride. 

Ed è il sorriso del diavolo.

L'illustrazione sottostante raffigura Piero, che PER PURO DIVERTIMENTO e senza nessun riferimento particolare somiglia vagamente al sottoscritto. 


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