martedì 31 dicembre 2013

L'ORRENDO ACQUITRINO

La nuova casa in cui abito da tipo quattro anni è una meraviglia. A cinque minuti di macchina dalle mura di Perugia, incastonata come una gemma su un dolce clivo, baciata dal sole nascente. Praticamente la Contea come l'ha rappresentata Peter Jackson. E ne ho le prove:


Ciò nonostante, è stata scenario di avvenimenti strani/inquietanti/spaventosi che saranno oggetto di riflessioni tra le pagina digitali di questo blog.
Oggi parliamo dell'immondo, pittoresco acquitrino paludoso che mi è nato nell'aia di casa. Con tanto di canne da palude, di quelle che si vedono nei disegni dei bambini o nei cartoni animati. Di quelle con quella specie di würstel sulla punta, che io non avevo mai visto dal vivo fino ad ora:



Tutto è nato il giorno dopo una grande pioggia, con una innocua, ridicola pozzanghera. Nessuno ci fece caso al tempo, demmo la colpa all'acquazzone.
Ma la pozza non se ne andava. Acquistava terreno, si espandeva. Giorno dopo giorno, instancabile. Nuove e strane piante palustri, tra cui le canne sopracitate, iniziarono a spuntare. Arrivarono, con il caldo vento primaverile, zanzare grosse come pastori abruzzesi. Mia madre, in preda alla follia tipica delle donne della sua età, cercò di delimitarla con delle fiaccole rituali collegate fra di loro con una corda grezza. Giuro che non sto scherzando, sembrava il set di uno di quei film sulla jungla nera degli anni quaranta.
Io ne ero impaurito, come tutti. Il mio cane e i miei gatti se ne tenevano lontani. Quando spedimmo un lavoratore pagato per bonificarla (fu inutile, ovvio), lui disse che era inutile e trovò fra le canne e il marciume, un rospo (non scherzo) che superava i quaranta centimetri.
Quando l'altezza delle canne superò quella delle persone ci iniziammo a preoccupare. Mia madre continua tuttora a delimitare il perimetro con pali e recinzioni alla Jurassic Park. Ha anche costruito un fossato.
Qui non si bada a spese. (cit.)

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