sabato 31 luglio 2010

NARNIA FUMETTO

Non sono mai stato un tipo particolarmente socievole. Ho sempre disertato le folle, le discoteche, i grandi eventi.
Alle serate in giro per il centro ho sempre preferito una sana visione di B Movie tra le mura domestiche, magari condita da birra e amici selezionati.
Da questo ragionamento si può capire anche la mia viscerale passione per il fumetto. Un mondo incredibile, dal potenziale immaginifico illimitato, che si dispiega dalle pagine mentre te ne stai tranquillamente seduto a casa. Puoi conquistare il mondo, sconfiggere Magneto, sparare insieme a Tex Willer, semplicemente con il culo sul divano. E questa è una cosa che non ti può dare nessuno. Un aliante che ti fa volare dove nessuno arriva.

-Sciocchino!-, mi diranno in molti, -E i Film? E i videogiochi?-

Ora, io sono un patito di cinema, mi sono comprato l'impianto Blu-Ray appena è uscito (da bravo idiota, visti i prezzi di lancio). Quindi so perfettamente cosa e in quale quantità il mondo della pellicola e quello videoludico ci possano dare (ho anche l'X-Box 360, da bravo nerdaccio).
Mi piace però pensare che le emozioni che mi può dare un'inquadratura in Full HD o un videogioco da 300 milioni di dollari (parlo di quella meraviglia di Red Dead Redemption), siano sempre un passo indietro da quelle offerte da una tavola. Una tavola, un pezzo di carta con l'inchiostro sopra.
Senza contare il prezzo. 22 euri per un BluRayDisc. Anche 70 per un videogioco.

4 per un fumetto.

Perché c'è qualcosa, nelle geometrie di Frank Miller, nella sua pioggia, nella sua sporcizia, che nessun film mi potrà mai dare.
La disperata e lucida follia che mi venne sbattuta in faccia da "Pompeo", di Andrea Pazienza, non aveva bisogno di 1080 pixel attaccati al culo.
Le vignette-quadri di Carlos Gomez ti fanno desiderare le cicatrici sul volto e sul cuore, le stesse di Dago, l'angelo nero che veglia sull'Europa di quel periodo.
Potrei continuare a lungo, ma sospetto che molti di voi chiuderebbero la pagina.

In poche parole, insomma, mi piace il piccolo, il tascabile, il casalingo, la dimensione intima.
E' per questo che, se un'entità divina mi desse l'opportunità di poter frequentare una sola fiera del fumetto all'anno, sceglierei Narnia Fumetto. E per vari motivi:

1) Perché, fino ad ora, non ho trovato nessuna fiera che la batta nel rapporto dimensioni / qualità.

2) Perché mi è sempre piaciuta l'idea che fosse un piccolo scrigno, che ogni anno regala due giorni, due gemme vive al mondo della cultura e del fumetto. Mi piace pensare di essere tra le persone che, ogni volta, aiutano Francesco Settembre, l'organizzatore, ad aprire quello scrigno prezioso.

3) Perché quei due giorni mi offrono molto più, a livello umano, della calca fracassona (e spesso dispersiva) di Lucca Comics o di Romics. E non dimentichiamoci che il fumetto non è un prodotto commerciale. O almeno non solo. E' soprattutto, come ogni oggetto d'arte, uno strumento con cui l'uomo parla disperatamente e segretamente di se stesso e del suo destino.

4) Perché condivido la mia esperienza con i miei amici, tutte persone che lavorano alla fiera non per guadagnare qualcosa da spendere in disco o modifiche da motorino, ma perché credono fermamente (come Settembre) che il fumetto significhi cultura. E che quindi debba essere promosso, salvaguardato, amato.

5) Perché ogni anno che passa la Fiera assume sempre più il carattere familiare a me tanto caro. L'amicizia con gli espositori e i clienti abituali, con gli autori, con gli organizzatori.
Una volta, alla fine dell'evento, uno degli espositori venne da me e mi disse:
-Grazie per quello che fate. Sono stato bene-
Quella frase mi ha scaldato il cuore. E non sto scherzando. Posso ripensarci ed essere fiero di contribuire, una volta all'anno, all'evento che fa star bene le persone.

Quindi, se il 4 e il 5 settembre non avete nulla da fare, mettete in pausa videogiochi e dvd.

A Narni ci sono pagine che hanno bisogno delle vostre dita.

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