martedì 2 settembre 2014

LE RECENSIONI DEL POLPETTONE: JURASSIC PARK IN BLU RAY



Devo ammettere che, quando sono tornato da lavoro e ho visto il pacco di Amazon sulle lenzuola ho fatto un gran sorriso. Come quando torni a casa e, che ne so, uno zio che adoravi è venuto a trovarti e tu non lo sapevi.

Ho ordinato Jurassic Park in Blu Ray. L’ho sempre visto in videocassetta, sapete? Quelle che sono uscite con Panorama, mi pare. La mia consumata, meravigliosa, sporca e logora cassetta di Jurassic Park. La custodivo come si custodirebbe un quadro, o una statua, o un gioiello.
È stata punto di riferimento dei miei pomeriggi per lungo, lunghissimo tempo.
I miei genitori non sono mai riusciti a capire come mai quel film abbia avuto su di me un fascino tanto morboso. Ero, come tutti i bambini della mia età, appassionato di dinosauri, certo. Ma questa non spiega la visione del film due volte a settimana per oltre tre anni.

Era diventato un rito, un mantra, una preghiera.
Ecco, per me Jurassic Park è religione, non cinema. È stato parte così integrante della mia vita, dei miei metri di giudizio e del mio sviluppo culturale da staccarsi dalla plastica del VHS e diventare altro.

Sublimarsi.

Quindi, caro lettore che ti aspetti di leggere una recensione oggettiva, pratica ed esauriente del prodotto, fai una bella cosa: lanciati del sale nell’umore vitreo, e lasciami in pace.
Questa è una lettera d’amore. È un’elegia. Non l’avevo mai scritta e, a Jurassic Park, gliela dovevo.

Inserisco il BluRay nella PS4 e subito noto il primo, fastidioso neo: Prima di arrivare al film devi passare attraverso selezioni di lingua, animazioni, cazzi e mazzi che si portano via tipo tre minuti di prezioso tempo.

Poi il film inizia. Inizia la magia. E subito vengo inondato dall’incredibile lavoro di restauro portato avanti. Insomma, parliamoci chiaro, Jurassic Park è del 1993. Sono ventuno anni fa. E ventun anni, in un film, si sentono eccome.
Mi sono immediatamente reso conto, complice anche una TV con i contro coglioni, di come tutto fosse più chiaro e reale. Di come le foglie fossero più bagnate, le foreste più umide e le pelli più sudate. Tutto risulta più tropicale, appiccicoso e vero.

Il film mi incanta. Come al solito. Più del solito. La mia bocca bisbiglia tutte le battute del film, come mia nonna quando prega.
Ancora una volta, mi lascio trasportare dal quell’universo così credibile, tangibile. Quell’attenzione ai particolari.
Quei fogli acciaffati sulla scrivania di Nedry, la roulotte di Grant, la sala da pranzo dove i nostri hanno il loro dibattito sulla legittimità di quello che Hammond sta facendo a Isla Nublar.

E ancora: La toilette vicino al recinto del T-Rex. La segnaletica del parco. Le Jeep elettriche e il loro equipaggiamento. Il sorriso marpione di Jeff Goldblum. La gelatina mangiata da Lex e Tim. Il gift shop pieno di merchandising.

E ancora: Il fotogramma de Lo Squalo che si vede mentre Nedry discute con Hammond, sul computer sulla scrivania. La foto di Oppenheimer. I velociraptor. I gallimimus. Il Lillà delle Antille. L’uragano. 

A film finito penso a tutti quei mentecatti che su internet criticano il film perché non scientificamente plausibile. O perché noioso. O insensato.

Quando sarò re, mi occuperò di quelle bestie personalmente, non mi farò togliere il piacere dalle guardie o dagli aguzzini delle mie carceri.
Li colpirò sulle piante dei piedi con dei manganelli, fino a quando il dolore non gli farà perdere la ragione. Saranno bruciati vivi, e le loro ceneri trasformate in gemme. Quelle gemme saranno incastonate nelle spade delle mie guardie, affinché, simbolicamente, la loro ottusa stupidità uccida i loro simili.

Fate un favore a voi stessi e compratevi il BluRay. Fatevi commuovere dalla dedizione e dall’amore che quel film trasuda.
Amatelo, come ho sempre fatto io.

Lasciatevi spaventare dalla sua capacità di stupirvi, ogni volta.


Ogni santa volta.

P.S. Il 24 agosto se n'è andato Richard Attenborough. La vita è una gigantesca montagna di merda.

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