venerdì 29 agosto 2014

MATTIA VS FOOD # 11: IL SUSHI A PIAZZA DEL BACIO



Il sushi è sempre stato uno di quegli alimenti che disattiva quelle barriere mentali di sopravvivenza che ci distinguono dagli animali. Quel raziocinio che ci impedisce di seguire l'equazione “oh che bel pezzo di formaggio + io volere pezzo di formaggio = io cadere vittima di trappola che mi spezza il collo”.
Con molti cibi che mi piacciono riesco ad avere un contegno ed evitare di rimanere vittima di potenti indigestioni. Altre volte, come nel caso del sushi o delle zeppole fritte che fa mia nonna, no.

In Piazza del Bacio, di fronte alla stazione centrale di Perugia, sorge il Wasabi, ristorante giapponese a prezzo fisso in cui il cliente si serve direttamente da un rullo su cui scorrono dei piattini contenenti ogni ben di Dio.

Parto alla volta del Paradiso in compagnia di mia sorella e della sua migliore amica, Saretta.
Prometto a me stesso di darmi una regalata. Di non fare come quella volta a Terni, che per poco ci rimanevo.

Prometto.

Veniamo seduti da una signorina asiatica molto affabile e i miei occhi vengono ipnotizzati dal nastro trasportatore carico di cose buone e colorate. Mattia l'essere umano viene cacciato violentemente da Mattia l'animale, e inizio ad afferrare piattini per associazione cromatica.
Innaffio il tutto con salsa di soia, utilizzando direttamente il braccio di una doccia.
Dopo quarantacinque minuti ho mangiato trentasette sushi. Inizio ad avere difficoltà respiratorie e di coordinazione mano-occhio.

Faccio per prendere un sashimi ma afferro la guancia di una seduta a fianco a me.
Mi mangio un gelato fritto, della frutta e decido di smettere.
Respiro piano e pesante, sudando.
Attorno a noi, la gente guarda di soppiatto al nostro tavolo. Mi sento come un'attrazione del circo Barnum.

Poi succede di nuovo: gli occhi mi vanno a quei sushi scintillanti, a quei tocchi di tonno rossi e vivi grazie ai potenti conservanti e agenti chimici di cui saranno stati imbottiti.
E il mio cervello sragiona. Qualcosa scatta e si rompe nella mia ragione.

E ricomincio.

Ricomincio a mangiare, invasato.

Mia sorella mi trascina via che ho appena ingoiato il settantunesimo pezzo. Sto male. In macchina rischio di vomitare un paio di volte.
Vedo flash di luce gialla davanti agli occhi.

La notte va anche peggio.




Mi sveglio alle quarto e un quarto che non riesco a dormire. Mi fa male lo stomaco e non ho la forza di alzarmi per via dei crampi addominali. Sudo freddo. Nello stomaco ho l'equivalente di un salmone.

Vivo.

Riesco a trascinarmi verso la finestra e, aggrappandomi al termosifone, la apro, inondando la stanza della fredda aria notturna.
La cosa mi da un minimo di sollievo e striscio nuovamente sotto le coperte.

Mi sono svegliato la mattina con lo stesso effetto di un dopo sbronza, il cuscino pieno di bava e una curiosa schiuma giallina attorno alla bocca.

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