martedì 18 marzo 2014

SPAVENTI IMPORTANTI # 4 : IL REGNO DEI TOPI

Era l’estate del 2011 quando io, Francesco, Edino e Ludo ci eravamo presi un paio di settimane di dolce far nulla, esiliati nel luogo perfetto per chi nulla vuol fare: la mia casetta di legno a Colliano.
Colliano è il mio paesino natale, un buco di culo da 3000 anime aggrappato disperatamente ad una montagna in provincia di Salerno. Esso è un alcova di gente modesta e ignorante, e gli interessi dei giovani collianesi non vanno oltre le marmitte o la figa. Inutile dire perciò come mai ogni volta che vado a Colliano mi chiudo dentro la casa con provviste sufficienti ad affrontare un apocalisse zombie, alimentando le voci sulla mia sociopatia e pazzia congenita. L’ultima volta che degli amici di Colliano mi sono venuti a trovare a casa cercando di farmi uno scherzo gli è andata malissimo: ho creduto che fossero ladri e stavo per piantare un’ascia in faccia al povero Alfredo.

Insomma furono due settimane meravigliose: birra, fumetti e Doungeons & Dragon. Il tutto condito con risate su risate, fino alle lacrime.
Però, dovete sapere, vi fu un piccolo incidente: ce ne stiamo di notte io e i ragazzi fuori in giardino, giocando a D&D sotto la luce di una lampada. D'un tratto il grande albero di fico, proprio di fianco a noi, inizia a muoversi. Le fronde si agitano, scricchiolando. Sbattono sulle travi della veranda. 
“È un gatto!”, dice Francesco, eccitato.
“No, è un gufo!” Ipotizza Edino.
“No, è un Barbagianni!”, la butta là Ludo.

Invece, a saltare sulla trave della veranda, è un topo gigantesco. E con gigantesco intendo delle dimensioni di un piccolo cane.
Noi rimaniamo basiti mentre la bestia immonda striscia nelle tenebre fino a raggiungere il sottotetto della casa, infilarsi in un buco e sparire per sempre.
Da quella sera, voi capirete, a dormire in casa ci sentivamo un po' agitati, sapendo che poco sopra il soffitto si agitavano nottetempo i topi delle tenebre, creature oscure assetate di carne di bambini dormienti.

Il giorno dopo decidiamo di comprare esche avvelenate e ripulire la casa dal male antico che l’aveva infestata. Ne mettiamo un po' in cucina, un po' nei bagni, un po' sotto i mobili. Poi io e Francesco ci guardiamo a vicenda, consci del fatto che no, non potevamo più ignorare che le esche andavano messe nel sottotetto.
Guardiamo la botola sul soffitto del bagno, sigillata dal tempo e da potenti incantesimi. Decidiamo quindi il piano d’azione: Francesco avrebbe retto la fragilissima scala sotto di me e io avrei, nell’ordine: aperto la botola, lanciato le esche, chiuso la botola, spogliato me e il mio amico e purificato i nostri vestiti con il fuoco.

Insomma siamo pronti all’azione. Francesco mi precisa che, in caso un topo fosse disgraziatamente uscito dalla botola, lui mi avrebbe abbandonato. Che vabbè migliori amici, ma a tutto c'è un limite. Io gli dico che non deve osare, che se lascia la scala quella implode su se stessa e io crollo al suolo. Lui non risponde.
La botola si apre con uno scricchiolio tetro e scopro in un attimo che il sottotetto della mia dolce casetta è il posto più inquietante del mondo. Immaginate un enorme stanza con il soffitto bassissimo, in cui a malapena ci si può stare accovacciati. Immaginatela avvolta dalle tenebre, con solo un raggio di luce proveniente da un lucernario grande come una cartolina. Pensate a questa stanza con il pavimento completamente ricoperto di lana vetro di un verde inquietante. Lana vetro vecchia di anni, che ha accolto nidiate di bestie innominabili.
D'un tratto vedo la lana muoversi. In più punti. Quando capisco con orrore che qualunque cosa si stesse muovendo al di sotto della lana stava in quel preciso istante correndo verso di me, scaglio le esche velenose con un gesto teatrale e urlo “FRANCÉ I TOPI!!!”
Sento un urlo da femmina e rumore di passi frettolosi. Sento la scala pericolosamente instabile. 

Francesco era fuggito, lasciandomi facile preda della prole delle ombre.



Riesco a salvarmi dalla caduta e a chiudere la botola con un ultimo, disperato gesto. Sigillo così il contenuto Lovecraftiano della soffitta della morte, ma so che torneranno.
Torneranno per finire il lavoro.
Torneranno di notte, avvolti dalle tenebre.

Spero becchino Francesco per primo.


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