giovedì 6 marzo 2014

PIERO DA POLLO'S # 8: GANGSTA LUNCH




Benvenuti all’ottava puntata della rubrica che ha cambiato il mondo della ristorazione. Sempre carichi, sempre in prima persona ma badate che non sono Piero, si va!

Il pomeriggio si trascina lento su Londra, facendosi largo tra lo smog e la cappa di infelicità tipica della capitale inglese. Da Pollo’s i pochi avventori non erano un problema per lo staff, che si stava rilassando dopo un pranzo impegnativo.
Quand'ecco che, dalla grande porta a vetri, entra una coppia con bambini che ormai è un cliché di Pollo’s: lui mulatto, palestrato,  pieno di tatuaggi e pantaloni larghi da rapper, lei palesemente londinese, ma con i capelli tinti di una caratteristica tonalità nota come “nero battona”.
A correre avanti e dietro alle loro spalle due bambini con la faccia poco sveglia e il senso del quieto vivere inesistente.

Dovete sapere che da Pollo’s il cliente, di solito, aspetta alla porta per venire accolto da un membro dello staff che gli assegnerà un tavolo per poter mangiare.

Beh il nostro Eminem di colore spalanca le porte di vetro con fare da saloon, afferra i figli e LETTERALMENTE li lancia su un tavolo da quattro. Si consiglia la lettura del post dopo aver avviato questo video di sottofondo da youtube.
Vedo l’energumeno che si avvicina, con il passo ciondolante di chi vuole atteggiarsi a gangster del quartiere, al bancone per prendere l’ordine. Il mio manager riceve il pagamento per un mezzo pollo e tre ali piccanti e l’imbecille se ne torna al tavolo, dove la moglie cercava di impedire agli orribili figli di strangolarsi a vicenda.

Cinque minuti dopo vedo un braccio sollevato in aria: era l’idiota che cercava l’assistenza dello staff. Sfodero il migliore dei miei sorrisi e mi avvicino. Prima di arrivare colgo il particolare del collo tatuato a caratteri gotici da gang. Due nomi maschili e uno femminile. Al 98% moglie e figli. Come la maggior parte dei genitori inglesi. Così fieri dei loro tatuaggi tamarri. 

È andata più o meno così:
“Si? Posso esserle utile?”
“Senti, voglio un pollo intero con contorni, non mezzo con le ali.”
“La ricevuta dice mezzo pollo e tre ali, signore”

E qui accade l’incredibile, la scusa migliore dell’anno.

“Senti devi capire che ero stanco quando ho ordinato, quindi non avevo la più pallida idea di quello che stavo dicendo.”

Io rimango un attimo interdetto, perché la scusa era talmente assurda da inibire un qualsiasi commento. 
In una visione, il bambino più piccolo assume il volto del Maestro.
“Piero stai tranquillo”, mi dice lui, “costui ha il quoziente intellettivo della vernice, che risposta ti aspettavi?”
“Beh Maestro mi perdoni, ma questa è fuori dagli schemi. Cioè secondo questo debosciato il ristorante dovrebbe genuflettersi agli errori dovuti alla sua presunta stanchezza!”

Il maestro mi guarda sorridendo comprensivo, e la visione sparisce lasciandomi a fissare il bambino che masticava un osso con la bocca spalancata, come si usa qui in Inghilterra.
Quindi sparo fuori l’asso nella manica di ogni cameriere: il “vado a parlare con il manager, mi scusi un attimo”.
Ovviamente, non appena spiego al manager la situazione, lui mi consiglia di mandare il cliente a fare nel culo nel modo più cordiale possibile.
Torno dal coglione.
“Il manager mi ha detto che il pagamento è stato effettuato ed è già entrato nel sistema. Non può essere più cambiato. Se vuole un pollo intero con contorni deve ordinare i contorni più un mezzo pollo da sommare a quello che ha già.”
“No io voglio un pollo intero con contorni. Devi parlare con il tuo manager, sono sicuro che si può fare qualcosa.”
“Le ho appena detto che ho parlato ora con il manager. Quello che posso fare per lei è farla parlare direttamente con il manager, ma temo che le risponderà la stessa cosa.”

E qui accade un'altra cosa strana ed inquietante. Il capofamiglia rimane a fissare il vuoto con sguardo ebete e perso, masticando anch'egli a bocca aperta come la sua immonda prole.
Dopo un minuto di attesa imbarazzante il porco rinviene, e mi dice con voce gentilissima : “ok, va bene, ordino il mezzo pollo con contorni, mi porti il conto”

Io sorrido nervosamente e, spaventato da tanta schizofrenia, mi allontano a gran passi verso la cassa per piazzare l’ordine. 
Al momento di abbandonare il ristorante tutta la famiglia mi saluta sorridendo con la mano. Io ricambio, lanciandogli mentalmente orribili anatemi nella lingua degli orchi.



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