giovedì 26 dicembre 2013

MADRE PERDONAMI

Il voler passare a tutti i costi il Natale con la mia famiglia mi ha portato a prenotare in anticipo un biglietto andata ritorno per Perugia con l'economica Ryanair. A 270 £.
Comunque pagati senza rimorsi, sapendo che avevo il volo di andata da Stansted alle 12:30 e il ritorno tipo alle 15:00, quindi nessuna particolare ammazzata di quelle a cui ero abituato io, tipo passare la notte a Stansted. E, per un maniaco come me, passare la notte ad un aeroporto significa una agonia in cerca di sonno, mezzo soffocato dal cavo delle cuffie che uso per legarmi ai bagagli, terrorizzato dai furti. E non scherzo.

Comunque.

Sveglia alle 6, caffè, rituale controllo degli aggiornamenti telefono / iPad, controllo blog che seguo e social network vari, poi lascio casa alle 7. Dopo un comodo viaggio in pullman arrivo a Stansted verso le 9 e 45. Che per me era perfetto. Chiamata alle 11 di mia madre:

Figlio! Figlio mio! Ma qui a Perugia c'è una nebbia, cuore di mamma! Come fa l'aereo ad atterrare? E se cancellano il volo?
In che senso cancellano il volo? - , chiedo io che sono sempre trattenuto ed equilibrato quando parlo a mia madre, - Ma sei cretina? Ma ti pare siamo nel ventunesimo secolo e dei cazzo di aerei di linea non sono attrezzati con dei visori termonucleari satellitari al plasma che gli permettono di atterrare un aereo in mezzo al deserto mentre il pilota sta a casa? -
Eh ma che ne so, non lo so... - risponde mia madre, un po' imbarazzata sapendo che magari aveva azzardato un parere in un campo in cui non era particolarmente erudita.
Eh appunto, se non sai stai zitta. Certo che atterra l'aereo. Tu pensa a fare le cose che fanno le mamme. Tipo fare manicaretti in cucina. O a piangere davanti ai film di Ozpetek. -
Ok, cuoredimá. Ciao ciao fai buon viaggio. -

Sospirando rimetto il telefono in tasca. Stupida femmina, che ne sa lei di satelliti, aerei e atterraggi. Il suo mondo è rimasto fermo agli anni settanta. Pensa a cucinare, madre, che noi uomini si pensa a macchine volanti, velocità e cose da futuristi.
Salgo sull'aereo dopo un attesa di venti minuti e una corsa sotto la pioggia che aveva appena iniziato a scrosciare generosa, antipasto di una scorpacciata futura di sventure.
A metà volo, la voce gracchiante del capitano si fa sentire dagli altoparlanti:

Vi informiamo che, causa nebbia, sarà probabilmente impossibile atterrare a Perugia, e dovremo dirottare l'aereo a Bologna. Siamo in stretto contatto con l'aeroporto di Perugia, ma il maltempo non sembra migliorare. -

Dall'aereo un coro di bestemmie in due lingue diverse.
Oltre il finestrino, tra le nuvole, compare il volto di mia madre, come Mufasa nel Re Leone.
E ride. Ride con gusto, forte, scuotendo le fondamenta del cielo.
Io sto zitto, sorridendo con rassegnazione e spirito zen. Il mio maestro di arti marziali, Mohsen, (Immaginatevelo come un armadio di un metro e ottanta con la voce di Topolino) mi giunge in visione. 
Stai tranquillo, mi dice, che non risolvi nulla sgozzando il pilota. Concentrati sulle cose belle della vita. Pensa a Cobra di Stallone, che te lo sei visto l'altro ieri. Pensa a come scintillavano gli anni Ottanta. Pensa a lui che si mangiava la pizza con i guanti di pelle.

L'aereo atterra ovviamente a Bologna. Dopo un'ora di tempo arrivano i tre pullman che ci accompagnano all'aeroporto di Perugia. Tre ore e mezzo di tortura psicologica, in cui avevo dimenticato iPad e il lettore di libri digitali nella valigia. Tre ore e mezza di far nulla. Contemplare la strada per non guardare il ciccione seduto al mio fianco, che ha passato tutto il tempo a tradire la ragazza via sms e a bere litri e litri della loro bevanda nazionale. 

E sto parlando della birra, ovviamente.


 

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